Bombardamenti a Prato

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Prato, Eventi bellici

La Nazione, 2 settembre 1993



CINQUANT’ANNI FA IL PRIMO BOMBARDAMENTO:CANCELLO’ IN UN COLPO TRE ANNI DI TREGUA.

L’apocalisse prima dell’armistizio

Colse gli abitanti nel sonno:sembrava l’ennesimo falso allarme. In pochi mesi la città venne rasa al suolo.

La Nazione, 2 settembre 1993

di Franco Riccomini

 Una mattina di cinquanta anni fa, il 2 settembre del'43, la città subiva il suo primo bombardamento:una manciata di bombe che non fecero grossi danni,ma costituirono una specie di avvertimento che le cose sarebbero cambiate. I cittadini erano abituati ad occogliere la sirena dell'allarme senza particolari preoccupazioni. Fino a quel momento, infatti, si era solo trattato di semplici precauzioni e molti cittadini,ormai da tempo,non raggiungevano più i rifugi antiaerei.
Le bombe erano cadute su una stessa direttrice, alcune sulla stazione ferroviaria, altre lungo il Bisenzio e nella zona della Castellina. Ci furono alcuni feriti fra cui quattro bambini ricoverati nel famoso rifugio del "Celestini". Uno di essi in maniera grave. Era il settantesimo allarme dal 22 giugno del 1940, e lacerò l'aria solo pochi giorni prima dell'armistizio; ma era evidente che il nodo ferroviario della Direttissima costituiva un bersaglio troppo importante come punto di comunicazione con il nord Italia.
Dai sessanta aerei "in transito" sulla città alcuni si staccarono dalla formazione: in picchiata scaricarono una ventina di bombe, quasi tutte sulla ferrovia. Ci furono momenti di panico anche perché in un primo momento si pensò che si fosse trattato di qualcosa di più grave: il denso fumo che si alzava dalle zone colpite alimentava questa convinzione. I giornali dell'epoca, nel dare notizia, cercarono di minimizzare il fatto. Anzi fu addirittura scritto che i danni non avevano superato le "mille" lire.
La città rimase disorientata da questo inaspettato avvenimento e da quel momento il suono della sirena avrebbe assunto un significato ben diverso:quel primo,timido bombardamento doveva essere seguito da numerosi altri più consistenti che dovevano sconvolgere la città con un alto tributo di morti fra la popolazione civile,e di macerie.
Una città che come tante altre, con l'armistizio ebbe un primo momento di euforia, cadde in mano ai tedeschi mentre i fascisti riprendevano le redini del comando.
Le formazioni aeree degli alleati tornarono presto:l'11 novembre la città fu bombardata per quasi un'ora e mezza e fu sempre la stazione l'obiettivo principale. Ma le bombe caddero anche in un ampio raggio intorno alla stazione colpendo l'orfanotrofio Magnolfi , numerose abitazioni e alcune fabbriche:due furono i morti e venti i feriti in quanto era stato dato l'allarme con ritardo e i cittadini si erano trovati impreparati mentre le bombe stavano cadendo ovunque. Il terzo bombardamento del '43 avvenne il 26 dicembre:venne colpita la solita stazione, oltre agli istituti religiosi di San Giuseppe e San Niccolò. Ma nel corso del'44 la città subì numerosi attacchi aerei. A cominciare da gennaio con incursioni iniziate il 15 e ripetute il 16 e il 17:centinaia di bombe caddero sulla città provocando danni anche in numerose frazioni con morti e feriti. Il 2 febbraio venivano bombardate le frazioni della Tignamica e Schignano. Tra i numerosi edifici colpiti, lo stadio comunale (centrato alla seconda incursione aerea l'11 novembre del'43), l'antica chiesa romanica di Filettole, la chiesa di San Bartolommeo, la camera dei Lavoro,l'abside trecentesca della chiesa di Sant'Agostino. Per i danni subiti agli impianti elettrici fu necessario, talvolta, avvertire la presenza degli aerei, non già con le sirene, ma con le campane a martello delle varie chiese. I cittadini, atterriti dal susseguirsi degli attacchi aerei, cominciarono a sfollare nelle frazioni periferiche mentre Prato veniva definita "città" offesa e quindi soggetta a sfollamento.
La serie dei bombardamenti continuò fino al 30 agosto, il giorno prima che i tedeschi abbandonassero la città, dopo aver fatto saltare i ponti della Vittoria, del Mercatale e altri sull'autostrada. Atti vandalici a cui seguirono una serie di distruzioni operate dai tedeschi un po' dovunque, in particolare a Iolo dove vennero fatti saltare gli edifici di intere strade.
L'industria aveva subito danni irreparabili: dove non erano arrivate le bombe ci pensarono i tedeschi a minare le aziende e farle saltare. Un bilancio pauroso che gli industriali raggrupparono in quattro categorie: 45 aziende distrutte completamente, 70 gravemente danneggiate, 78 colpite ma facilmente recuperabili e 82 solo con danni lievi. Alto anche il contributo di vittime alla guerra e alla resistenza: 480 deportati politici di cui 463 morirono nei campi di concentramento nazisti e soltanto 17 fecero ritorno a casa. Ma erano più simili a larve umane che uomini; 46 partigiani caduti e 221 feriti; 121 le persone decedute per eventi bellici e 72 i morti per cannoneggiamenti.


La Nazione, 2 settembre 1993


La Nazione, 2 settembre 1993

 Ricerche: Biblioteca Comunale di Prato - Istituto culturale e di documentazione Lazzerini



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