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Il Castello di Prato
Il Castello di Prato
Federico II figlio di Enrico VI e di Costanza d'Altavilla nacque nel 1194. Uscito dalla tutela di Innocenzo III, fu incoronato imperatore nel 1220 conservando anche il regno di Sicilia. Negli anni che vanno dal 1220 al 1230, mentre procedeva a profonde riforme nel regno di Sicilia, sostenne duri contrasti con il papato e con i comuni italiani riuniti nella seconda Lega Lombarda, riuscendo a sconfiggerli a Cortenuova nel 1237. Scomunicato da Innocenzo IV morì nel 1250. Con lui fallì definitivamente la prospettiva dell'esercizio di un forte e concreto potere dell'Impero in Italia.
Opera del magister (architetto) Riccardo da Lentini che aveva già curato la costruzione di altre fortezze in Sicilia ed in Puglia, il castello aveva il compito di controllare la strada che, scendendo dal passo di Montepiano (il più basso dell'Appennino), portava attraverso la valle del Bisenzio nel cuore della Toscana e si inseriva nel progetto imperiale di riordino del Regno d'Italia perseguito da Federico II negli anni immediatamente successivi al trionfo di Cortenuova (27 novembre 1237). La posizione strategica del sito è sottolineata anche dal fatto che l'attuale aspetto del castello è dovuto alle numerose modifiche apportate nel corso dei secoli dai diversi "proprietari" che si sono succeduti nel controllo della fortezza, i quali hanno comunque mantenuto le caratteristiche militari della struttura pur adattandole alle proprie esigenze tecniche e strategiche.
Il Castello di Prato divenne così il quartier generale del partito imperiale del contado fiorentino e sede del Vicario imperiale in Toscana e tracce di questo ruolo sono nella struttura stessa della costruzione e sia nell'iconografia scolpita sul portale (i leoni di Svevia). Anche il timpano classico che sovrasta e caratterizza l'entrata è un richiamo al potere imperiale che si riallacciava alla Roma dei Cesari. Ancor più significativo è poi il fatto che, pur essendo il castello un riutilizzo di una precedente e più piccola fortificazione della quale sono state recuperate due torri, i costruttori hanno avuto cura di riagganciarlo attraverso il simbolismo dell'ottagono a Castel del Monte, il massimo della visualizzazione del concetto di potere proprio di Federico II: l'ottagono è infatti la figura geometrica risultante dall'unione del cerchio con il quadrato, simboli rispettivamente del cielo e della terra, ed è quindi comunicazione tra i due mondi tanto che esso è stato spesso usato in architettura per edifici sacri. A Prato, considerato che si partiva dal riutilizzo di un edificio preesistente, il simbolismo dell'ottagono viene riproposto attraverso la costruzione di otto torri.
Come tutti i castelli federiciani anche il castello di Prato avrebbe dovuto avere un cortile interno su due piani retti da una serie di semicolonne sormontate da capitelli (elementi ancora parzialmente visibili sulle pareti delle mura interne), una struttura perfettamente funzionale alla destinazione a quartier generale e sede del Vicario imperiale in Toscana alle quali abbiamo già accennato sopra.
Al posto della struttura, vennero realizzate strutture in legno ed in muratura per ospitare la guarnigione militare (varie decine di balestrieri e fanti) ed il personale ad essa legato.
In ogni caso, sia per quanto riguarda la localizzazione della struttura in pietra, sia per quelle in muratura o in legno (delle quali viene riproposta una ricostruzione in uno dei plastici sull'evoluzione strutturale che si trovano all'interno delle torri del castello) è probabile che esse fossero erette sul lato di fronte all'ingresso e su quello alla sua destra secondo una logica prettamente militare.
(Da un testo di Alessandro Pasquini)
Tratto dal pieghevole a cura dell’ AGENZIA PER IL TURISMO DI PRATO
www.prato.turismo.toscana.it
In primo piano il Castello dell’Imperatore
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