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La Brigata Buricchi
La Brigata Buricchi
L’eccidio di Figline
La formazione Buricchi, molto numerosa, era composta di circa 200 uomini fra i quali alcuni Russi. Il 5 settembre 1944 arrivò l’ordine di scendere dai Faggi di Javello, dove il gruppo era attestato, a Prato per partecipare alla liberazione della Città. I tedeschi, forse avvertiti da qualcuno, si erano disposti nella vallata sopra villa Massai, chiudendo la zona a tenaglia e aspettando il loro arrivo con le mitragliatrici spianate. Intorno alle quattro del mattino del 6 settembre 1944 gli uomini scesero dal monte in silenzio, ma giunti nei pressi di Pacciana sentirono una voce che in perfetto italiano intimò loro di arrendersi. Subito iniziò un tremendo scontro a fuoco, i partigiani cercarono di sganciarsi ritirandosi, come convenuto in caso di attacco, verso i Faggi. Improvvisamente alcuni colpi di artiglieria alleati crearono un grande scompiglio permettendo ad alcuni dei condannati di fuggire, ma altri 29 furono impiccati a delle travi poste nella via che oggi per commemorare questo eccidio ha preso il nome di “29 martiri”. Solo due giorni dopo Prato sarebbe stata liberata.
La Brigata prende il nome da Bogardo Buricchi capo del gruppo di partigiani caduti nel giugno del 1944 alla stazione di Carmignano nell’attentato ad un treno carico di tritolo.
Il suo comandante era Armando Bardazzi e il commissario politico Carlo Ferri.
Nello scontro persero la vita molti partigiani, altri furono catturati e nella stessa mattina portati a Figline per essere barbaramente uccisi per impiccagione uno ad uno.
Il luogo dell'eccidio
La lapide commemorativa