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I Conti Alberti
di Gianna Picchi
La famiglia dei conti Alberti era famosa per le lotte fratricide,provocate dalla loro sfrenata ambizione e avidità.Scrive un cronista dell'epoca:"Questa casa di Mangona l'ha innato il tradimento, sempre uccidendo l'un l'altro."
Dante (*) ne trova due nel profondo dell' Inferno fra i traditori dei parenti e dice che in tutta quella zona non si incontrava anima più degna dei tormenti infernali; erano fratelli e caddero insieme l'uno per mano dell'altro.
(*)Se vuoi saper chi son cotesti due,
la valle onde Bisenzo si dichina
del padre loro Alberto e di lor fue.
D'un corpo usciro; e tutta la Caina
potrai cercare, e non troverai ombra
degna più d'esser fitta in gelatina:
Dante XXXII canto dell'Inferno (55-60)
Nel 1120 approfittando dell'estinzione della famiglia Cadolingia si impadronirono di molti beni di essa e dei feudi di Vernio e di Mangona. Cercarono di trarre profitto anche dalle lotte tra papi e antipapi e per questo nel 1133 furono scomunicati; uno di loro Goffredo che era vescovo di Firenze fu cacciato dalla diocesi per la sua sfrenata simonia.
Nel 1104 si recarono a Pavia a rendere omaggio a Federico Barbarossa e facendogli credere di averlo servito con fedeltà e valore, ottennero da lui ulteriori possessi in Toscana e nel bolognese.
Federico Barbarossa.
Forti di queste concessioni assalirono la rocca di Cerbaia,se ne impossessarono con la forza e ne fecero il punto principale delle loro violenze.Qui visse la contessa Adelaide, madre dei feroci Ezzelino III e Alberico da Romano, si dice che dopo le nozze non fu mai vista sorridere, consapevole della tragica fine alla quale erano destinati i suoi figli.
Rocca Cerbaia e il ponte sul Bisenzio
Proprio nella rocca,Dante,ancora giovane e ignoto, andò a cercare riparo in una gelida notte di gennaio ma non fu accolto e dovette ripararsi nella capanna di un pastore. Si vendicò di questo affronto collocando i conti in un infernale pianura ghiacciata.
"Ritratto di Dante"
Luca Signorelli, (1499-1504) affresco nella cappella di S.Bizio, nel duomo di Orvieto
Rocca Cerbaia
Dalla seconda metà del XII secolo, il principale scopo della politica fiorentina fu l'abbattimento della potenza degli Alberti poichè questi ostacolavano lo sviluppo del commercio dei suoi mercanti, che aumentando di anno in anno l'attività produttiva, avevano necessità di piazzare i loro prodotti nei nuovi mercati dell'Italia Settentrionale e dell'Europa. Gli Alberti chiudendo le strade dell' Appennino impedivano il passaggio ai mercanti, li obbligavano a pagare forti dazi e tasse e spesso li spogliavano dei loro beni e li uccidevano.
Nel 1184 i fiorentini assalirono il castello di Mangona, lo espugnarono e presero prigioniero il conte Alberto, che fu costretto ad accettare condizioni molto dure per riavere la libertà, dovette cedere infatti diversi castelli della vallata e nel 1201 anche il feudo di Semifonte, del quale si considerava il signore, dopo aver perso il titolo di conte di Prato. Anche se un certificato di Federico Barbarossa del 1165 gli confermava il possesso della città, questa di fatto si era già liberata del suo dominio a causa soprattutto del sorgere e dell'affermarsi del libero Comune.
Indeboliti dalle lotte e dalle sanguinose discordie familiari, gli Alberti furono costretti a vendere nel 1332 il feudo di Vernio ai conti Bardi, un'altra prepotente e ambiziosa famiglia feudale, con la quale entrarono subito in lotta per difendere gli ultimi beni che gli erano rimasti e dei quali i Bardi, approfittando della loro decadenza, si volevano impadronire con la forza.Per sostenere queste continue lotte ,gli Alberti furono costretti a cedere l'uno dopo l'altro tutti i loro possedimenti fino alla completa estinzione della casata che avvenne circa nella seconda metà del 1600.
Aggiornamento: Siamo venuti a conoscenza, dopo questa pubblicazione, che la casata degli Alberti non si è completamente estinta ma si è trasferita prima nell'alto Bolognese, poi a Piacenza e dopo nel Cremonese.
Uno dei discendenti vive tuttora a Castelleone in provincia di Cremona.
Contributi: Storia di Prato, di Sebastiano Nicastro.Ed.Arti Grafiche Nutini.