Prato nel mondo

Orbs

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Ospitiamo volentieri sulle pagine del "CrPrato" questa ricerca di Claudia Cinquemani Dragoni su di un argomento ancora molto controverso e di difficile interpretazione, apprezzandone il taglio giornalistico che l'autrice è riuscita a dare.


IN  LUCENTI  PARTICELLE
Di Claudia Cinquemani Dragoni

Frequentemente, nel corso di questa mia esperienza, ho cercato di capire se l’origine del fenomeno fosse di natura estrinseca od intrinseca, comprendendo soltanto in seguito che tale questione non risulta rilevante.
La vita è un eterno ed incessante divenire, un costante pulsare di eventi che fluttuano in un apparente caos. In questo luogo, simile alle onde del mare, non ha senso parlare di personale od impersonale. Esiste solo l’istante che “è”.
Fino a poco tempo fa, pensavo che i miei interessi  fossero principalmente volti allo studio della Geometria Sacra , delle antiche Tradizioni e dell’Arte in genere fino a che una semplice foto mi ha fatto scoprire il fenomeno delle sfere luminose.
Con la grande diffusione delle macchine digitali un numero crescente di persone si è accorto della presenza sulle immagini di  forme globulari di varia grandezza ed intensità luminosa.
Non soltanto la scienza, ma anche il nostro quotidiano vivere ha continuamente bisogno di verificare regolarmente i fenomeni, misurarli, ripeterli, classificarli secondo determinati parametri sempre ben definiti.
Ci sentiamo molto più sicuri nella nostra vita se crediamo nel bianco e nel nero, nel male e nel bene, nel positivo e nel negativo. Siamo inoltre condizionati a considerare “il non sapere” come qualcosa di inaccettabile ed ogni risposta che ci diamo o ci viene data si tramuta spesso in un adagiarsi nel conosciuto.
Se si vuol visionare un fenomeno-diceva Finkelstein- dobbiamo imparare a vivere con l’esperienza mettendo gli altri nelle condizioni di compierla, raccontando loro come crearla.
Questo serve anche al confronto ed all’evoluzione dell’individuo, un tendere alla conoscenza che sappiamo non poter acquisire mai pienamente.

Tra il mese di Agosto del 2005 ed il mese di Febbraio del 2006 ho“catturato” immagini provenienti da vari ambienti.
Grazie alla collaborazione di persone, interessate anch’esse al fenomeno, ho potuto osservare ed annotare le seguenti particolarità:

- Gli orbs interagiscono con un oggetto nuovo (di natura organica od inorganica) posto in luogo aperto o chiuso che sia. Ho osservato che le sfere in queste circostanze, compaiono non immediatamente ma solo dopo un intervallo di almeno 30 sec. dal posizionamento dell’oggetto stesso. Pare che il “sistema ” subisca una “rottura” tramite l’introduzione di un elemento nuovo e poiché questo avviene puntualmente è mia intima convinzione che il sistema stesso abbia un carattere “cognitivo”. Quasi come se cercassimo di studiare un sistema che “sa” di essere studiato.

- Le forme luminose rilevate nelle vicinanze di animali e bambini presentano delle caratteristiche particolari relativamente a dimensione, colore e vibrazione come se vi fosse un legame con il sistema cinetico ed il campo elettromagnetico .

- Per una corretta rilevazione degli orbs è di fondamentale importanza controllare l’ambiente al fine di escluderne di “falsi” originati da pulviscolo  o vapore acqueo.

- I globi di luce  più interessanti da studiare sono quelli dal  caratteristico movimento “quantico”ed in vibrazione.

- Possono essere luminosi e colorati e questa caratteristica non dipende affatto dalla distanza e dall’intensità del flash. Personalmente ritengo che il colore sia una caratteristica che lega la sfera luminosa all’essere vivente od oggetto ad essa vicino.

-E’ possibile osservare gli orbs anche ad occhio nudo quando essi sono in movimento.

- In alcune occasioni ho riprodotto fotograficamente orbs in vibrazione in concomitanza di onde sonore presenti nell’ambiente; ho notato però che il suono pur favorendo tale fenomeno non risulta essere condizione necessaria perché lo stesso si produca.

- Pur isolando l’ambiente da interferenze elettriche il fenomeno si produce ugualmente e controlli eseguiti con l’ausilio di  apparecchiature in grado di rilevare anomalie elettromagnetiche o radioattività  non hanno registrato valori oltre la norma.

- Sembra che la “volontà” di trovare l’orb in un determinato luogo, produca il fenomeno stesso. Ad una consapevolezza corrisponde una reazione “costruttiva”. Siamo  forse in presenza di un fenomeno di interferenza? Tutto ciò apre nuove ipotesi sull’eventuale interazione con  le emissioni di onde cerebrali  da parte degli esseri viventi.

- Ogni orb ha una struttura esterna comune paragonabile ad una membrana cellulare.
Il disegno esterno che vi si osserva è un falso disegno perché prodotto dal sensore interno alla digitale. Mi sono accorta di questo particolare nello scattare una foto ponendo la macchina fotografica prima in orizzontale e successivamente, in occasione di un secondo scatto, in verticale. Possiamo notare così che il disegno presente nel perimetro esterno dell’orb si sposta e ciò prova che tale disegno è determinato dalla macchina stessa.
Il cuore di una digitale è il suo sensore CCD dall’inglese Charge Coupled Device. Esso è un rivelatore bidimensionale a stato solido di tipo quantico e sta alla base di tutte le ottiche moderne, telescopi compresi. Il principio sul quale si basa è l’effetto fotoelettrico. La caratteristica di un buon CCD è l’elevata efficienza fotoquantica che è data dal numero dei Fotoeventi rilevati diviso il numero di fotoni incidenti.
Quando ci troviamo in presenza di cariche fotoniche elevate, può capitare che più pixel non vengano rilevati o che vengano espressi con valore errato.
Le cause possono essere imputate, oltre che alla forte esposizione fotonica, anche ai raggi cosmici od ai lunghi tempi di esposizione (foto astronomiche).
Le aziende costruttrici delle digitali hanno ovviato a questo inconveniente installando nelle fotocamere un sistema di auto correzione; vengono utilizzati i valori mediati da 4 o più pixel adiacenti al “foro d’immagine” in modo da coprire la parte mancante.
Parrebbe semplice affermare che la presenza degli orbs è data da un difetto della macchina e che quindi  essi  non esistano.
Io credo invece che ciò dimostri che la macchina non sia all’altezza di leggere ciò che le appare innanzi ma che catturi e  fissi un “evento”, elaborandolo nel suo errato modo di comprendere. E' erroneo pensare che gli orbs si impressionino soltanto con apparecchi digitali: vi sono interessanti fotografie realizzate con macchine tradizionali a rullino ed anche senza l' ausilio del flash. La verità è che la tecnologia digitale ha aumentato il numero degli scatti realizzati dalle persone con il risultato di avere un maggior numero di foto che ritraggono sfere luminose. Si può ipotizzare che l' orb viaggi sulla lunghezza d' onda dell'infrarosso troppo lunga per essere visibile dall'occhio umano, perlomeno dalla maggior parte degli individui. Personalmente ritengo che un occhio allenato possa percepire la variazione di campo visivo all'estremità della propria visuale, operata dal movimento della sfera luminosa. Ecco perché alcuni individui hanno più successo di altri nel catturare gli orbs. Si è notato che macchine fotografiche alle quali è stato applicato un filtro I.R.  anti- infrarosso, non permettono di catturare le sfere luminose. Ciò porterebbe ad individuare il Campo ove esse danzano. Ma esiste  una qualità ancor più singolare che interessa il fenomeno ed è quella che viene chiamata “interazione finalizzata”.Gli orbs appaiono numerosi secondo la volontà dell'individuo, spesso fuori da contesti mistici e spirituali. Le forme globulari risultano addirittura sensibili all'intenzione dell'individuo che le osserva e rispondono ad esso assumendo tratti idonei alla Coscienza dello stesso e alla sua esperienza evolutiva. Ho avuto prova di questo fenomeno cedendo richieste di “disposizioni” e ricevendone l' immediata  risposta.
La natura “quantica” del fenomeno è attestata dal fatto che esso un momento esiste ed il momento successivo non è più.
La sua Non Località lo colloca tra i fenomeni soggetti alle leggi della fisica dei quanti e quindi al mondo subatomico. La teoria del plasma può al momento spiegare sia il movimento quantico che il fenomeno di luminescenza che investe le sfere di luce ma non spiega al momento gli aspetti della finalità consapevole manifestata da essi.
Esistono riscontri che provano che gli orbs cambiano colore o sono di diversa natura a seconda degli individui coinvolti: i bambini ad esempio sono frequentemente correlati a sfere di colore rosa o azzurro. Chi scrive ha notato inoltre un effetto “specchio” all'interno delle sfere di luce. Questa indagine è ancora in embrione e merita ulteriori studi ma  induce a mettere in relazione il fenomeno con le Forme -Pensiero.
Se per un momento ipotizzassimo che la natura di queste “lucenti particelle” delle quali in maniera alquanto singolare ne parlava già nell' 800 il pittore William Blake,  sia energia libera pronta ad organizzarsi in grandi sistemi, potremmo pensare di essere in presenza di luce non ancora collassata in forme materiali.
In altre parole, l’orb o ciò che esso nasconde, potrebbe essere l’embrione della materia, ma una materia-coscienza in olomovimento .
Siamo in presenza di un livello subatomico ed ogni tentativo che facciamo per conoscerlo altera lo stato al punto che ciò che osserviamo non è più la forma energetica che era ma diviene la forma energetica sottoposta al nostro metodo d’indagine.
Quindi, se queste forme energetiche non hanno vera forma, non si muovono nello spazio e nel tempo, non possiedono massa, non sono misurabili in relazione ad eventuale energia o carica, che cosa realmente sono?
Citando Gary Zukav:”Chi sono i danzatori e qual è la danza? Essi non hanno altri attributi se non la danza”.
Lo spazio non è vuoto ma vibrante di energia e noi vibriamo insieme ad esso in una eterna mutevole ed intensa danza oltre i nostri illusori confini fisici.
Qualche volta abbiamo la fortuna di osservare al di là la nostra illusoria indipendenza ed è in quel momento che ci sentiamo parte del tutto vivente od inanimato che sia.
Dovremmo spesso rammentarci che ci sono cose che non si possono conoscere nella loro complessità in una volta sola, perché è la loro complementarietà che ne svela volta per volta il loro comportamento.
Max Planck scrisse: ”Scienza….significa sforzo incessante e sviluppo in continua progressione verso uno scopo che l’intuizione poetica può comprendere, ma che l’intelletto non afferrerà mai completamente.”


 

 

 

Autore:
Claudia Cinquemani Dragoni
Pittrice e restauratrice.
Vive in maremma.
Compie ricerche legate alla Geometria Sacra
di antichi Luoghi di Culto.
Si dedica allo studio delle antiche
Tradizioni  Iniziatiche e all’Archeologia misteriosa.
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Fonti.
“Tutto è uno” di Michael Talbot
“Fisica e filosofia” di Werner Heisemberg
“La danza dei Maestri Wu Li” di Gary Zukav
“LUH Il gioco cosmico dell’uomo” di Giuliana Conforto

crediti web: http://www.lights2beyond.com/


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