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Il Castello Federiciano
Il castello di Prato dopo il restauro del 1997
di Maria Pia Fiaschi, Antonella Nannicini
Il 13 Dicembre 1997 sono state riaperte al pubblico tre torri all’interno del Castello federiciano di Prato dopo il loro restauro e allestimento.
Il castello con questo progetto diventava museo di se stesso e strumento didattico per la storia e l’evoluzione dei castelli, con l’ausilio di modelli e sculture.
La prima torre entrando sulla sinistra ospita la scultura di Salvatore Cipolla dedicata alla civiltà urbana rappresentata come una donna seduta con le mani in grembo e ai piedi dei cavalli morenti.
La civiltà urbana che nasce con la scoperta dell’agricoltura da parte della donna, deve fin dagli inizi difendersi con grandi muraglie, limes, fortezze e mura dalle popolazioni non sedentarie.
E’ una lotta millenaria che vede questa civiltà fortemente al femminile, aggredita da razziatori che con la scoperta del cavallo si trasformano in terribili orde nomadi, maschili e guerriere…..
Nel X secolo l’Europa scossa dalle invasioni Vichinghe, Saracene e Ungare, usando i suoi cavalieri corazzati, respinge tale impatto e si trincera dietro una rete di castelli.
Al loro riparo si sviluppa la rinascita urbana del Medioevo che ha come asse portante dello sviluppo, la città tessile: Ypres, Bruges, Cambrai, Gand nelle Fiandre e Firenze, Lucca, Assisi, Prato nell’Italia centro settentrionale.
Sempre nella stessa torre, modelli in legno rappresentano l’evoluzione dei sistemi difensivi: dai primi castelli, piccoli e in legno, su un’erta collina di terra ( la motte) si passa ai castelli normanni dalle alte e ripide mura in pietra, per finire con i castelli trecenteschi dai grandi aggetti offensivi sporgenti dalle mura. Una rete di difesa profonda che sostiene l’urto delle grandi invasioni dalla fine del medioevo all’età moderna, fino al sorgere della nuova rete difensiva fatta di fortezze a prova di cannone.
La seconda torre allestita, di forma pentagonale e frontale all’ingresso, è dedicata a Federico II e al suo potere. L’Imperatore è rappresentato da un trono ligneo con un leone per base ad evocare l’insegna della famiglia sveva e un falcone sul bracciolo a ricordare la sua passione per la caccia con il falco. Di fronte al trono la scultura dei Papi che si sono succeduti durante la vita di Federico e che sono stati suoi avversari nelle lotte di potere fra Impero e Papato. La figura geometrica realizzata a mosaico nella pavimentazione è un ottagono sommatoria del cerchio e del quadrato simboli del cielo e della terra che esprime il concetto di sovranità di Federico II : l’Imperatore come intermediario fra Dio e gli uomini . Questa sua rivendicazione gli valse la condanna per eresia e il soprannome di califfo battezzato dopo che ottenne la città santa di Gerusalemme con un accordo politico con il Saladino durante la VI Crociata.
Il tempo di Federico II è rappresentato da una scacchiera dove i potenti si affrontano: l’imperatore con il suo color porpora, il bianco Papa e il nero Califfo.
La terza torre è allestita con una serie di modelli sulla storia del castello di Prato e dell’idea tipo di quello federiciano che ha come forma ricorrente l’ottagono; la simbologia dell’ottagono appare anche nel nostro castello che pur essendo a pianta quadrata ha otto torri.
Il primo modello rappresenta il castello di Prato com’era: una costruzione che non fu mai terminata con due torri più alte delle altre, lascito di una precedente struttura, dotata di improvvisati alloggi e depositi, prima in legno e poi in pietra, congiunta nel 1351 alle mura della città da un corridoio fortificato (cassero) per permettere alla guarnigione fiorentina di intervenire in città in caso di sollevazione. Il castello si trasformò in caserma e prigione e per il suo nuovo aspetto fu comunemente conosciuto come La Fortezza.
Il castello, se la sua costruzione non fosse stata interrotta dagli eventi della storia, avrebbe dovuto essere più alto, dotato di strutture abitative su due piani , distribuite sull’intero perimetro .
Questo ipotetico castello è stato rappresentato con un secondo modello ligneo.
Per finire è stato riprodotto il castello federiciano più noto: Castel del Monte, signorile dimora di caccia e osservatorio astronomico, con pianta ottagonale e otto torri.
Il progetto museologico è stato curato dal Dott. Alessandro Pasquini direttore del Museo Civico con la collaborazione di Maria Pia Fiaschi, Antonella Nannicini e Lucia Cristi; il restauro e l’allestimento dagli Arch. Maria Pia Fiaschi e Antonella Nannicini; l’impiantistica dall’Ing.Alfredo Lucia; le sculture di Salvatore Cipolla; i plastici da Gianni Doni e Beatrice Baroncelli; le consulenze del Prof. Franco Cardini, Ing. Amelio Fara, Dott. Mario Scalini, Prof. Ugo Barlozzetti; i lavori di restauro impiantistica e allestimento dalla ditta SICOS di Firenze.
Dalle note della presentazione realizzata per l’inaugurazione dell’allestimento.
Il Castello dell'Imperatore di Prato