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Mustang ultimo Tibet (Trekking 2013)
MUSTANG ULTIMO TIBET
di Riccardo Paoli
Siamo arrivati a Kathmandu in un periodo anomalo per me, il tempo é piovoso,è il periodo dei monsoni, la città è super caotica e le strade sono piene di fango, l'inquinamento è forte e prende subito la gola, un inferno di veicoli e persone. Una frase di uno scrittore mi ha colpito e dice:
-Kathmandu è come una bella donna che li puzza il fiato, ti allontani ma allo stesso tempo non puoi fare a meno di avvicínarti
Le persone si muovono con frenesia come in tutte le grandi metropoli. Il loro modo di vestire è vario e pittoresco, tutti gli edifici sono costruiti senza un preciso piano regolatore, i fili elettrici corrono su dei pali in una moltitudine d'intrecci, i vicoli e le strade sono sporche e dissestate, migliaia di piccoli e grandi negozi espongono le merci più disparate, cì sono dei negozi piccolissimi, dove il negoziante deve rimanere seduto per tutto il giorno e forse per tutta la vita. Arriviamo all'albergo un'oasi di comodità e di pace, ma già pensiamo di uscire per immergerci nell'affascinante bolgia di gente, odori, suoni, insomma un magma di vita...
Il giorno dopo ci rechiamo all'aeroporto domestico per prendere il volo per Pokara la seconda città come importanza del Nepal. La località è famosa per il suo lago Pewa circondato da alte montagne difficilmente visibili nel periodo caldo, è anche più tranquilla e armoniosa grazie alle sue bellezze naturali che la circondano. Il clima e prettamente sub- tropicale e in questo periodo vi è un caldo umido con particolari profumi che solo ai tropici si possono sentire, anche i colori, i suoni sono più forti più evidenti è tutto un manifesto alla vita e alla natura.
La mattina presto del giorno dopo ci avviamo verso l'aeroporto per raggiungere Jomson a 2700 m. di altezza nella famosa valle più profonda del mondo il Kaligandaki. Ma il tempo non ce lo permette e dobbiamo affrontare con un mezzo pubblico una strada pericolosa e disastrata causa monsone, diciotto ore di massacrante viaggio. Finalmente arriviamo a Jomson e per recuperare il tempo prendiamo un fuoristrada per raggiungere il villaggio di Chele e da lì iniziamo il trekking nel territorio Nepalese il Mustang, lungamente proibito agli occidentali. Il villaggio riporta al tempo in cui il Tibet non era stato invaso dai cinesi, case basse con tetto piatto fatte di mattoni di fango, e i simboli sacri del buddismo si ritrovano sparsi ovunque, ciorten, muri mani, ruote di preghiera, ed è costruito su un'altura, dove vicino scorre il fiume Kaligandaki. Il paesaggio è veramente straordinario, il fiume forma un vasto letto sovrastato da delle rupi dì un colore rosso intenso. In lontananza fa da corona di bellezza il Nilgiri con le sue vette ammantate di neve e ghiaccio, spiccano dal colore nero del fiume, l'aria è tersa siamo a 3000 m. di altezza e il cielo è azzurro intenso come solo qui può essere...
Su sempre più su, più vicini al cielo, alle candide nuvole, la terra sotto di noi ci trattiene ci riporta alla condizione di uomini piccoli e pesanti. Davanti a noi spazi infiniti ti invitano ad andare avanti. Rocce millenarie corrose dal vento ci ricordano la nostra caducità. Il silenzio e la solitudine ci assordano la mente. Le grotte sulle rupi una volta abitate ci invitano a rifugiarsi per fuggire dal mondo...
Il percorso per arrivare alla capitale del Mustang Lo Mantang è tutta una serie alti passi fino a 4200 m. i paesaggi hanno dell'incredibile, deserti di alta quota con valli e canyon profondi, gli spazi sono immensi con la completa assenza dell'uomo, cielo e terra si producono all'infinito. Il profumo dell'assenzio in questa stagione predomina e nelle radure antichi greggi di capre pascolano sotto l'occhio vigile dell'arcaico pastore...Ogni tanto incontriamo dei villaggi dove domina il monastero buddista sempre colorato di rosso. Entrarci è come tornare nei passato i vicoli sono stretti e le persone si muovono con tranquillità, cani, mucche, cavallini, circolano indisturbati gli anziani si siedono vicino al gompa o al monastero per recitare mantra facendo girare la ruota di preghiera, donne vestite in modo tradizionale accudiscono i propri figli liberi e sporchi, altre donne sempre vicino a qualche luogo sacro filano la lana nel modo antico o pulano il riso con lo staio, monaci buddisti si aggirano per il villaggio salutando gli abitanti come da noi una volta faceva il parroco di campagna.
L'odore dominante è quello del mondo contadino fatto di stalla, cibo, e fumo di legna, il suono cosa ancora più rara non è come da noi prodotto da oggetti tecnologici ma dalla voce dell'uomo e dagli animali che vivono con lui, gente povera ma che con pochi mezzi riesce a far tutto e... sorridendo. Uomini che riescono a permeare la loro vita di religione e spiritualità, il buddismo lo insegna che la vita è solo una grande illusione ma ha anche lo scopo di poter acquisire i meriti per una rinascita migliore o l'interruzione per raggiungere il nirvana.
Vorrei volare, spersonalizzarmi diventare tutto e niente, assorbire aria,acqua, montagne, tutto quello che mi circonda. E correre come una meteora nello spazio cosmico libero finalmente dal pesante fardello di uomo. Forse il fardello ci fa comodo perché ci dà l'illusione di essere individui è come cercare di farsi male per avere la certezza di esistere... Esistere cosa vuol dire, camminare, nutrirsi, comprare, fare figli, cercare il potere, la ricchezza a tutti i costi.... Poi l'ultimo giorno, perché ci sarà l'ultimo giorno, ci accorgeremo che siamo andati nella direzione sbagliata, tutto ciò che abbiamo fatto rimarrà lì o prima o poi sarà dimenticato, ci accorgeremo che invece di dare avremo preso, per poi non avere niente. Forse vivere consapevoli che noi siamo niente quando ci attacchiamo alle meschinità e tutto quando ci lasciamo andare alla comprensione e al cuore ... Solo allora l'ultimo giorno avrà un senso e non ci sentiremo smarriti e impauriti.
Giungiamo con non poca fatica all'ultimo regno del Nepal Lo Mantang, un luogo mitico ancora intatto come mille anni fa, ultima roccaforte per la difesa contro l'invasione cinese del Tibet da parte dei famosi guerriglieri Khampa, si arresero solo dopo che il Dalai Lama con una lettera gli chiese di rinunciare alla guerriglia. Il paese è antico, ancora sì può avere dagli edifici una testimonianza dell'antico Tibet.Il monastero com'è logico in un luogo dove la spiritualità si coltiva da millenni riveste una notevole importanza. Lo visitiamo l'edificio è antico e prezioso, nel cortile ampio e spazioso si svolge la vita di piccoli e grandi monaci, il monastero contiene aule, refettori, dormitori per i più piccoli, e celle per i monaci anziani, all'interno del luogo, dove si pregano statue e dipinti antichi impreziosiscono il tutto.
Fuori, un po' com'è d'abitudine anche in altri villaggi dei Mustang, è un fiorire di gompa, muri mani, mulini di preghiera ecc. Incontriamo per strada un restauratore italiano Luigi che grazie a una fondazione sta restaurando un gompa, con l'aiuto di artisti locali, entriamo nell'edificio, quello che ci colpisce di più a parte la bravura nel dipingere è l'atmosfera che regna fra loro un misto di festa e di religiosità. Capisco, perché in quel momento si stanno riappropriando della loro fede e della loro cultura.
Se vuoi distruggere un popolo, annienta la loro cultura...avrai mano libera per i tuoi interessi...
Qui, come altrove nei miei viaggi, capisco che la ricchezza dell'uomo sta nella moltitudine di culture-fatte di esperienze diverse-dovute alle caratteristiche ambientali, morfologiche, climatiche, ecc. E' come se l'uomo grazie alla sua capacità di adattamento, si plasmasse per sopravvivere .... Importante come lo è la biodiversità a livello genetico.
Nel percorso del ritorno ci avviamo in una profonda selvaggia valle, per visitare una grotta dove il famoso Milarepa ha usato per meditare.L'ambiente è meta di pellegrinaggi ed è molto spettacolare, all'interno vi è l'iconografia di Milarepa e di Sakiamuni il Budda storico, ci sono anche pellegrini che accendono lampade votive e bandierine di preghiere ovunque. Immagino Milarepa in questa grotta solo con se stesso lontano da tutti e da tutto, per affrontare e cercare di comprendere la persona più misteriosa di tutte se stesso... E forse la famosa illuminazione buddista avviene al momento della conoscenza di sé. Riprendiamo il nostro cammino e in lontananza vediamo le rare pecore blu, forse indice di buon auspicio?
Siamo giunti dopo vari giorni a Kagbeni alle porte del Mustang, domani raggiungeremo Jomson per prendere l'aereo... E' si il trekking è giunto al termine, mi sembra di aver vissuto un sogno e tutti i momenti che ho vissuto si accavallano nei miei pensieri. Mi sento dentro una sottile malinconia, tutto scorre... tutto finisce...
Paoli Riccardo
"Per orrore della morte, presi la via delle montagne.
A lungo meditando sull'incertezza dell'ora della morte, catturai la fortezza della natura della mente,priva di morte e priva di fine.
Ora ogni paura della morte è fugata, svanita!"
Milarepa
http://www.altaviatrekking.prato.it/index.php