Prato nel mondo

La Morte di Celestino (1296-1299)

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P a p a   C e l e s t i n o   V


      P i e t r o    A n g e l e r i o

(P i e t r o   d e l   M o r r o n e)


  La Morte di Celestino 

19 Maggio 1296 Rocca di Fumone. Celestino V muore intorno alle ore 16. Aveva 87 anni.

E' sabato, all'ora del Vespro, mentre Pietro recita le ultime parole del salmo: "Ogni spirito di vivente lodi il Signore" spira. Così muore il vecchio eremita, pregando e lodando il Signore, cone aveva sempre fatto.

Tommaso da Sulmona riferisce: (Anacleta Bollandiana, Vie et Mieacles de s. Pierre Celsestin, Pag.430.)
"La morte, lui l'aveva già preannunciata ai suoi frati. Aveva infatti, un accesso sul fianco destro che lo faceva soffrire assai. Chiese che gli fosse somministrato l'estrema unzione e disse ai confratelli di lasciarlo riposare."  

Nel momento della morte come è riportato dalle guardie presenti, avviene qualcosa di portentoso. Viene visto, nei pressi della cella, un globo luminoso di fuoco che,sospeso in aria,si trasforma in croce d’oro.Rimane visibile dalle ore sei fino al Vespro, poi scompare.

“..subito apparuit in aere quidam globus igneus rotundus ad modum palle sue pile,qui paulatim cepit in se deficere et aere  stetti et tandem evanuit ab oculis eorum..”
(15) Centro Celestiniano. 5° Convegno Storico Internazionale- Magisterium et xsemplum: Celestino V e le sue fonti più  antiche. L'Aquila 31 Agosto 1 Settembre 1990.

Roberto di Salle, uno dei discepoli più cari di Pietro,pur trovandosi in un altro luogo (San Giorgio a Roccamorice) ha la visione di Celestino, che nel momento della morte, sale verso il cielo e scompare.

  Riporta Pietro D’Ailly:“ Bonifacio si rallegrò assai anche se mostrò di dolersene .”
(30)  Pag.176 Vita di Celestino V.Pietro D'Ailly  in Seppelt, Monumenti Celestiniana, Paderbon 1921.

Il “ Transitus ” e la “ Lamentatio ”

Il discepolo Tommaso da Sulmona scrive questa toccante lettera “ Lamentatio ”
“ La presente calamità mi spinge a tirar fuori lugubri parole, a trarre dall’animo gemiti e sospiri, a piangere la nostra desolazione, poiché in quest’ora ci vediamo privi d’un tanto Padre.
“ Orsù, fratelli nostri, Discepoli diletti di Frate Pietro del Morrone, venite, considerate con animo diligente quali e quante cose ci provengano dalla morte d’un tanto Padre, e non cessiamo di gettar lacrime tutti insieme per tanta calamità. Ora infatti potremmo ripetere le parole del Profeta (Geremia: Threni,16):La corona del nostro capo è caduta.
“ Guai a noi ! che abbiamo peccato e siamo rimasti come piccoli figli senza padre, poiché abbiamo perduto un padre santissimo e nominatissimo presso tutti, tanto che nella vita presente, non vedremo più la sua faccia gloriosa.
“ Onde fratelli miei, tanta desolazione noi dobbiamo piangere dì e notte, poiché da noi è partito il fondamento della nostra Religione, la gloria di tutti i religiosi; e ci ha lasciati orfani.
“ Il nostro Padre, la nostra consolazione si è allontanato da noi, ne più tra noi si trova.
“ Il Padre dei Padri, il Pastore dei Pastori che conversava fra noi come un Angelo di Dio ci ha lasciati come vuoti, come desolati. 
“ Guai a noi miseri! Che faremo ora ? che diremo? A qual partito ci appiglieremo?
“ E’ venuto meno l’aiuto, non abbiamo più un rifugio, non troveremo un consiglio di salvezza.
“ Guai a noi! Orfani e derelitti, che abbiamo perduto un tale Padre che era consolatore dei tristi, ricreatore dei poveri, sollievo dei deboli! O poveri di Cristo piangete pure insieme a noi, voi che avete perduto chi vi risollevava, il padre vostro che soleva riempire le vostre mani vuote, voi più non lo troverete. Colui che soleva darci ammaestramenti di spirituale salute, voi più non potete attingere quelle parole dalle sue dolcissime labbra. “ Guai a noi! Piccoli figli rimasti privi d’un padre di tanta misericordia.
“ Ove siete voi, devoti del vostro Padre?
“ Perché non vi riunite a piangere con noi la nosta e la vostra desolazione e cioè quel benignissimo nostro e pietosissimo vostro Padre, che vi ristorava col cibo spirituale, che vi difendeva dall’oppressione dei vostri padroni, che con ogni premura vi proteggeva da tutte le avversità, che curava anche i vostri malati da tutti i loro languori.
“ A chi ricorrete adesso? Oh, in verità non troverete più nella sua cella il Padre nostro che è stato sottratto a noi ed a voi, ne più si troverà.
“ Se i tentati ricorrevano a lui, immantinente trovavano in lui il rimedio di tutte le tentazioni.
“ A chi andranno adesso? A chi, tentati da tante specie di tentazioni, cercheranno il rimedio? Lui, infatti, come medico perito, ai diversi tentati dava, come conveniva, diversi rimedi di medicina.
“ Ahi! Miseri noi!, che abbiamo perduto un tale e tanto padre che soleva medicare tante spirituali infermità; ed ora non solo non possiamo averlo, ma ne tampoco vederlo!
“ E gli afflitti che a lui accorrevano, in lui e per lui e da lui, trovavano consolazione nelle loro afflizioni. Ma ora non lo potranno più, poiché, come noi, sono rimesti miseri, anch’essi non trovano più nella sua cella, come solevano, il nostro Padre che tutti consolava.
“ E noi piangiamo e la nostra afflizione e quella del prossimo avendo perduto col nostro padre,la nostra luce.
“ Veramente questo nostro Padre fu dato da Dio come luce della Patria, lui che illuminava con la luce della sua dottrina e con i suoi esempi i peccatori che vagolavano tra le tenebre.
“ Chi potrebbe numerare tutti quelli che egli ha tratto dalle tenebre a Cristo Vera Luce, mentre che continuamente c’era concorso di popoli a lui?
“ Guai a noi! Piccoli e derelitti, poiché il concorso che si faceva a quella cella ora è terminato e non ci è dato più di sentir dire: Andiamo al nostro Padre e prendiamo da lui consiglio per la salute dell’anima nostra.
“ E quelli che vanno non trovano lui, e  piangenti e addolorati tornano indietro errando qua e là come pecore senza pastore. O Pastore buono, dove ti troveranno le tue pecorelle? Ecco il tuo gregge che eri solito nutrire ti cerca e non ti trova. Lo lascerai diventare preda dei lupi crudeli?
“ Guai a noi! Orfani ed abbandonati che abbiamo perduto il Pastore che ci riscaldava, ci pasceva, ci nutriva, con cibi spirituali.
” E dove noi troveremo quell’alimento che solevamo attingere dalla sua dottrina di salute?
“ Oh noi miseri! Che faremo dopo che il padre nostro così, miseri, ci ha lasciati? Oltre tutto non abbiamo nessun altro a cui fare ricorso. Né se i maggiori ci opprimeranno abbiamo più un altro cui raccomandarci.
“ Lui infatti, il nostro Venerabile Padre con la sua benignità ammoniva i Priori e non permetteva che opprimessero i sudditi.
“ Come faremo adesso se saremo oppressi dai maggiori, se non potremo trovare l’aiuto d’alcuno?
“ Guai a noi! Orfani, abbandonati che abbiamo perduto il consiglio, l’aiuto,il favore d’un tanto padre!
“ O Padre Santo, perché ci hai lasciati così? Perché non ci hai mandati prima di te?
“ Ecco che ai tuoi discepoli, a cagione della tua partenza, in diverse parti si fa ingiuria, sono oppressi da tanti padroni, dovunque vanno contro di loro, vengono portati via i beni dei loro Monasteri; ma gli stessi tuoi figli per Cristo e per il tuo amore tutto sopportano pazientemente.
“ Onde, o Padre santissimo guarda a noi e vedi e vieni a visitare questa vigna che ha piantata la tua destra; non l’abbandonare, ma guidala, difendila, conservala, affinché per tutti i giorni della nostra vita possiamo servire il Signore e possiamo meritare i beni celesti che tu hai promesso per mezzo di colui che verrà a giudicare i vivi ed i morti e che ai suoi servi dirà: “Venite, Benedicti, percipite regnum paratum vobis ab origine mundi.Amen ”.
(86)Pag.193-195 Celestino V. Antonio Serramonacesca. Japadre Editore. L’aquila.
( Vedi anche, Annalecta Bollandiana, XVII Pag.431 e segg.)

21 Maggio 1296 Mentre si svolge il  funerale di S. Pietro Celestino, non mancano anche in questo caso episodi clamorosi come “ la guarigione dalla tisi di un giovane frate che cantò l’Evangelo” e lo stesso “canonico Verticelli, che testimoniò al processo ebbe  un fianco sanato “.

Il corpo viene sepolto a Ferentino, nella Chiesa del Convento Celestino di S. Antonio.

23 luglio 1296 "Bonifacio (dopo che Celestino era morto da qualche mese, suo prigioniero, nella rocca di Fumone) ordinava ai vescovi di esporre l’editto di revoca della Bolla in tutte le chiese. E d’impedire, con ogni mezzo, i pellegrinaggi annuali dei fedeli all’Aquila. Una specie...di “crociata”. Bandita contro la Perdonanza di Celestino. Divenuta pericolosamente...popolare."
(18) pag.54 La Perdonanza nella cultura del profetismo.Centro Celestiniano.Edizione 1991.“ il fondamentalismo di Bonifacio. Giovanni Frassanito “.

5 Settembre 1296 – Roccamorice, 5 settembre,VII Indizione.
Donazione –Tommaso di Gualtiero da Roccamorice dona a fr.Ruggiero di Atessa, procuratore del monastero di S.Spirito a Maiella, una vigna in Roccamorice, contrada “Vallis Dominici” ed un orto in contrada “ Lemoreta”. Nicola di Alberto,notaio in Manoppello.
(84) Pag.30  Regesto delle Pergamene della curia arcivescovile di Chieti. Di D. Antonio Balducci. Casalbordino. Casa Tipografica Editrice Nicola de Arcangelis. 1926.vol.1-1006-1400.

10 Maggio 1297 Castello di Lunghezza, alle porte di Roma. Un agguerrito gruppo di oppositori all’elezione di Bonifacio VIII stila, alla presenza di un notaio, l’ emissione del manifesto di Lunghezza dove si denuncia al Sacro Collegio dei cardinali,che Bonifacio VIII è l’usurpatore del titolo quindi papa illegittimo e che Celestino V è il vero pontefice. Fra Jacopone da Todi, tra i firmatari di questo documento, per questo è scomunicato. Solo dopo la morte di Bonifacio VIII ottiene la liberazione e l'assoluzione della scomunica.

1298 Roberto da Salle, uno dei più cari discepoli di Pietro del Morrone, a soli 25 anni è ordinato sacerdote. Per oltre 12 anni rimane presso il monastero di San Giorgio a Roccamorice.

Agosto 1298 Roberto D’Angiò, Duca di Calabria e vicario generale del regno di Sicilia, sbarca sull’isola e conquista varie località della costa.

1298 “Guarigione di Tommaso Figlio di donna Morica sanato dall’imposizione di una sola reliquia del santo.”

1299 Diviene Priore di S. Spirito di Sulmona Tommaso da Sulmona. (45)Pag.33 Celestiniana. Arsenio Frugoni. Istituto Storico Italiano per il Medioevo. Roma 1954.

 8 Luglio 1299 S. Spirito del Morrone. Avviene un miracolo con la catena di ferro che Pietro teneva sulla nuda carne. “Donna Filippa Polena è risanata da una sorte di Emiparesi dal priore del Monastero frate Tommaso da Sulmona imponendole sul corpo la catena e pregando su di lei.”

1299 Il corpo di Pietro è trasferito per motivi di sicurezza nella chiesa di Sant’Agata  francescana a Ferentino.

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