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Celestino lascia L'Aquila per Napoli (1294)
P a p a C e l e s t i n o V
P i e t r o A n g e l e r i o
(P i e t r o d e l M o r r o n e)
Celestino lascia l’Aquila alla volta di Napoli
6 Ottobre 1294 Celestino lascia l’Aquila, con re Carlo D’Angio’, alla volta di Napoli dove è trasferita la sede papale.
Il papa è rimasto all’Aquila 2 mesi e 10 giorni, dal 27 Luglio, data del suo arrivo, al 6 Ottobre data della sua partenza.
Secondo alcuni studiosi Celestino era diventato una pedina nelle mani del Re Carlo II che si approfittava della sua ingenuità.
Il popolo si affolla lungo il percorso del corteo papale.A migliaia i fedeli si dispongono lungo le strade per invocarlo. si vedono scene di dolore e di speranza da parte dei malati, degli afflitti che lo invocano stendono le mani, pregano,piangono.Non si contano gli infermi che, sistemati su occasionali lettighe,stanno lungo i bordi delle strade che egli deve percorrere. E lui, come sempre, non delude le aspettative di quella povera gente. Durante il viaggio fa decine di miracoli, tutti regolarmente registrati negli atti del processo di canonizzazione. In pratica, ovunque si ferma, opera miracoli e la voce si diffonde.
7 Ottobre 1294 Celestino V è a Sulmona nella sua abbazia di S.Spirito della Maiella, dove resta alcuni giorni durante i quali concede a Ludovico, figlio di Carlo II D’Angio’ l’amministrazione della diocesi di Lione, il cui arcivescovo è stato fatto cardinale in quei giorni.
9 Ottobre 1294 A Santo Spirito consacra solennemente l’altare maggiore nella chiesa dell’abbazia. La festa è rattristata dalla morte del discepolo Pietro dell’Aquila, eletto da pochi giorni Cardinale.
10 Ottobre 1294 E' presso il suo convento di S.Onofrio e ne consacra l’altare annettendovi delle indulgenze. Partito da S.Spirito torna a Sulmona dove nella cattedrale celebra la Messa .
11 ottobre 1294 Sulmona.Un miracolo: “ La guarigione di Angela di Giovanni di Pietro, giunta sin lì anch’ella su di un asino, condotto dal marito, da Sant’Eufemia, presso Caramanico. Gonfia e tumida, di colore giallo, incapace di camminare e di fare alcunché senza grandi sofferenze, incontrò Celestino a cavallo anch’egli di un asino, lo supplicò,incrociò il suo sguardo e, alla sua benedizione, guarì all’istante.” Ne rimase a lungo il ricordo a Caramanico, da dove diversi testimoni si portarono a Sulmona, a prestare la loro deposizione giurata dinanzi ai prelati che conducevano il processo di canonizzazione."
(33) Pag.155/156 Il Papa contadino (Celestino V e il suo tempo).Paolo Golinelli. Ed.Camunia.Firenze.
12 Ottobre 1294 Castel di Sangro.Celestino emana una bolla con la quale il monastero di Monte Vergine deve versare un censo annuo al vescovo di Avellino.
13 Ottobre 1294 Mentre si trova a Castel di Sangro (dove Pietro da giovane si era rifugiato nella chiesetta di S.Nicola,) muore nella notte il suo compagno di vita eremitica Francesco Ronci D'Atri, da lui eletto Cardinale. Un nuovo grande dolore turba Celestino.
13 Ottobre 1294 Raggiunge il Monastero di S.Vincenzo al Volturno dove impone Nicolò,un suo monaco, come abate di quell’importante abbazia.
14 Ottobre 1294 " Si trova a Isernia dove rimane fino al 15 Ottobre. Qui viveva il fratello Nicola Angelerio e con lui Guglielmo e Pietro, figli dell’altro fratello Roberto,ai quali tutti il Re concesse in questa occasione una rendita annua. Assegnò una provvigione di 5 Once ciascuno."
(73) Pag.69 I Castelli di Pietro.Tutte le verità su Celestino V.Antonio Grano.Edizioni Enne.
17 Ottobre 1294 Celestino V è a Montecassino dove rimane fino al giorno 20. Decide di annettere questo monastero alla sua congregazione. Questa decisone porta malcontento in quanto ci sono dei monaci che si rifiutano di lasciare l’abito nero dei Benedettini per quello bianco dei celestini e fuggono dal monastero.
20 Ottobre 1294 Giunge a Capua.
22 Ottobre 1294 Celestino V è a Teano dove elegge cardinale il vice cancelliere Giovanni di Castraceli Arcivescovo di Benevento.
26 ottobre 1294 Celestino torna nuovamente a Capua.
3 Novembre 1294 da Capua Celestino V parte per Aversa e poi per Napoli dove giunge il 5 Novembre.
5 Novembre 1294 Celestino V a Napoli. "I cardinali già presenti lo accolsero solennemente ma non tardarono a esporgli le loro rimostranze per non essere stati consultati,secondo la consuetudine, nello svolgimento della sua corrispondenza. Anche lo Stefaneschi, nella sua biografia di Celestino, esprime gli stessi rimproveri per tale modo di agire che andava contro una affermata tradizione."
(4) Pag.48 Centro Celestiniano/sezione storica Da Pietro del Morrone a Celestino V. Atti del 9° Convegno storico.L'Aquila 26-27 Agosto 1994.
13 Novembre 1294 "Decreto del Papa diretto all’abate e al convento di Santo Spirito del Morrone ove Celestino V manifesta l’intenzione di ampliare lo stesso monastero con elargizioni della Sede Apostolica in considerazione delle “opere di perfezione che si compiono nel vostro Monastero e che apprendemmo dopo lunga penitenza, vestendo il vostro abito.“
(11) Pag.104 “Pietro Celestino L’Anacoreta di Pietro Sticca. Centro Celestiniano Sezione storica. Libro 1- 1984.)
22 Novembre 1294 Celestino unì all’Ospedale di San Nicola di Ferrato nella diocesi dei Marsi, l’Ospedale di San Ruffino sottratto alla giurisdizione vescovile.
(20) Pag.20 Centro Celestiniano. Quaderno N.3 1994. “I Percorsi di Celestino V di Ludovico Gatto.”
28 Novembre 1294 Inizia il periodo dell'Avvento; il Papa, come sempre aveva fatto, decide di ritirarsi a meditare e pregare astenendosi dal suo ufficio e da tutte le cose materiali. Appresa questa risoluzione, Re Carlo II propone di delegare i poteri di Celestino a tre cardinali. L'idea evidentemente piace a Celestino; era già stata redatta un bolla quando, il Cardinale Orsini, leggendo il testo, lo blocca, facendo presente al papa che non può attuare la seguente procedura e dicendogli: "La chiesa non può avere contemporaneamente tre sposi". Il Papa annulla questa decisione, ma dovette rendersi conto di come era difficile gestire un potere che era legato all'ufficio che egli aveva accettato. E' in questo contesto che pensa di rinunziare al suo incarico.
“Vedendo che il governo della Chiesa correva male, che i suoi polsi erano infermissimi a reggerla in sì fiera burrasca, che i suoi curiali e il Re Carlo si servivano di lui non a profitto delle anime, ma della loro cupidigia, e lo raggiravano nella sua inesperienza, cominciò a pensare seriamente ch’egli avesse già terminato l’ufficio suo, e che Dio non lo chiamasse più per esser Papa.”
(25) Pag.339 Vita et miracoli di San Pietro del Morrone già Celestino papa 5 autore della congregazione dei monaci Celestini dell'ordine di San Benedetto raccolta da P.don Lelio Marino loddigíano abbate generale della medesima congregazione. Milano 1637.
(25) Pag.339 Vita et miracoli di San Pietro del Morrone già Celestino papa 5 autore della congregazione dei monaci Celestini dell'ordine di San Benedetto raccolta da P.don Lelio Marino loddigíano abbate generale della medesima congregazione. Milano 1637.
Benedetto Caetani è il cardinale più esperto di diritto canonico e a lui si rivolge per capire se poteva rinunziare al suo incarico. Caetani risponde che il papa, per giusto motivo, può rinunziare. Celestino convoca un concistoro nel quale ricorda ai cardinali la sua lunga vita eremitica, tanto diversa dalla vita della corte.Chiede una risposta al suo quesito: sarò io più utile se scendo dal trono? I cardinali vogliono tempo per riflettere e gli suggeriscono, intanto, di pregare e di far pregare i fedeli nelle chiese perché Iddio illuminasse tutti.
L'avvento di un'eremita, che godeva fama di santità al soglio pontificio, aveva acceso una grande speranza di rinnovamento spirituale all'interno della Chiesa in contrapposizione alla Ecclesia Carnalis. Questo sentimento di attesa trova una sintesi nei versi indirizzati da Jacopone da Todi a Celestino:
Que farai,Pier da Morrone?/È venuto al paragone
Vederimo el lavorato,/ché in cella hai contemplato
s'è 'I monno de te engannato,/séquita maledezione
La tua fama alta è salita,/en molte parte n'è gita;
si te sozi a la finita,/ai boni sirai confusione,
como segno a saitta/tutto lo monno a te affitta:
si non te bellanza ritta,/a Deo ne va appellazione
Si se' auro, ferro o rame,/provarite en esto esame;
quiga 'ai filo lana o stame,/mustrarite en est'azone.
Questa corte è una fucina/che'l bono auro se ci affina:
S'ello tene altra ramina,/torna 'n cennere e 'n carbone.
Si 'l officio te delecta,/nulla malsania è più enfetta:
et ben è vita maledetta/perder Deo per tal boccone.
Granne ho avuto de te cordoglio/co t'escìo de bocca:"Voglio"
ché t'hai posto iogo en coglio/che t'è tua dannazione.
Quanno l'omo vertuoso/posto è 'n loco tempestoso,
sempre el trovi vigoroso/a portar ritto el gonfalone.
Grann'é la tua degnetate/non è men la tempestate:
Grann'é la varietate/che trovarci en tua mascione.
Questo testo di Jacopone oltre alle attese è anche colmo di realistico scetticismo, che rivela un disincanto sulle reali possibilità di Riforma della Chiesa da parte di Celestino V, anzi sembra velare la possibilità di una corruzione dei sobri costumi eremitici di Pietro una volta asceso al soglio pontificio, se si manifestasse in lui una cupidigia per tale compito che sostituisse nella sua vita spirituale l'amore di Dio. L'opinione di contemporanei sulla rinuncia fu unanime nel ritenere Pietro Celestino inadeguato a sostenere il grave compito che lo attendeva. "
(4)Pag.74-75 Atti del 9° Convegno storico. L’Aquila - Da Pietro del Morrone a Celestino V L'Aquila 26-27 Agosto 1994. Settimo Centenario dell’elezione e della Rinuncia al Pontificato.
6 Dicembre 1294 Dopo giorni di preghiere nel pomeriggio si muove la processione capeggiata dall’arcivescovo Filippo Minutolo, partecipano tutte le chiese di Napoli,il Clero,i Vescovi,i religiosi,i monaci, i prelati vengono coinvolti viaggiatori e pellegrini giungono da ogni parte i gonfaloni dei castelli vicini, tutti uniti contro la rinuncia. Quella sera la folla dopo la processione abilmente manovrata vuole la benedizione del Papa e la sua rassicurazione, alcuni facinorosi arrivano perfino ad entrare fino alla sua celletta, ma niente fa desistere Celestino dal suo progetto. Probabilmente fu in quei giorni di bufera che i due veri grandi protagonisti della vicenda, Carlo II (che era chiamato a causa del difetto fisico “lo zoppo”) e Benedetto Caetani raggiunsero una intesa. Il sodalizio fra i due era ormai ricomposto dimentichi della ruggine perugina. Essi cominciano a capire che questa volta Celestino fa sul serio. Infatti fa convocare il Concistoro.Scrive il Prof.Ezio Pelino :”…Pietro era vissuto nella solitudine delle montagne,animata dalla voce dei boschi e vivificata dal dialogo con Dio. Altra era la solitudine che doveva sopportare” nel covo di astuzie della corte papale”. Possiamo immaginare il suo tormento interiore, ma, forse, nessuno potrà mai descrivere quale straziante campo di battaglia doveva essere diventato il suo spirito, dilaniato dai doveri opposti, da grandi speranze e cocenti delusioni..”
(100) Pag.4 Celestino V a scuola. A scuola di Celestino V. Concorso nazionale scuole superiori secondarie. Liceo Scientifico " E. Fermi " Sulmona.
8 Dicembre 1294 Per la prima volta Celestino manifestò esplicitamente le sue intenzioni, dicendo ai cardinali riuniti in concistoro :“La debolezza di mente, la vecchiaia, i costumi, il rozzo eloquio, la mia condotta imprudente, l’inesperienza mi suggeriscono di essere guardingo verso i terribili rischi del soglio pontificio.”
(55) Pag.132 Pietro del Morrone. San Celestino V Papa. Antonio de Simone. Ed.MEF Firenze Athenum.2005.
10 Dicembre 1294 "Tre giorni prima della rinuncia al papato di Celestino V si apprende che la casa di Maria a Nazaret arriva in Italia. Portata dagli Angeli secondo la leggenda, in realtà trasportata dalla famiglia Angeli dopo essere stata smontata a Giaffa da maestranze Templari. Da un documento custodito a Loreto, trovato dal Compositore e musicista Sergio Rendine, risulta che la santa Casa fu donata dai Templari a Celestino, il quale ordinò che venisse portata a Santa Maria di Collemaggio…”
(55) Pag.102 Pietro del Morrone. San Celestino V Papa. Antonio de Simone. Ed.MEF Firenze Athenum.2005.
Le vicende della Santa Casa di Loreto sono raccontate nel libro di G. Petromilli, Marche Templari. Mystery Investigation Research, Falconara.
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