Racconto di Maria Cristina Brachi : Da piazza a piazza 2013

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Lunedì 14 Settembre 2020 16:03

 

DA PIAZZA A PIAZZA 2013


Partiamo un pò alla volta, persone che iniziano quest’avventura in solitaria o a gruppi, ma ognuno con l’obiettivo di arrivare. Non importa chi arriva prima o chi arriva dopo, l’importante è arrivare, l’importante è dire: gliel’ho fatta, adesso mi riposo e domani mattina riprenderò la strada del ritorno sull’altro versante.
Ma domani mattina è lontano, è ancora tanto lontano.
Il mio pensiero va subito ad Arianna.
Lo scorso anno quando andai a farle visita in ospedale a Milano, mi chiese subito se avevo fatto da Piazza a Piazza. Io le risposi di sì, anche se mi sentivo un pò in colpa, io per averla fatta mentre lei era lì, in un letto di ospedale, un letto di dolore, ma con tanta voglia di vivere. “Vai -mi disse- zia il prossimo anno verrò anch’io, la faremo insieme, mi allenerò e partiremo insieme.”
E così ho fatto sono partita insieme a lei, anche se non fisicamente vicino ma nel mio cuore.

E’ vicino a me, la sento vicino a me.

Adesso, le dico, ci sarà salita fino a Spazzavento e poi su fino alla Collina. Guarda qui ci sono tanti asparagi, un paio di volte siamo venuti io e tuo zio, ce ne sono veramente tanti e belli. Ora ci stiamo avvicinando al Mauseleo di Curzio Malaparte, da dove si domina gran parte della vallata: guarda che panorama! Sono distratta dai responsabili che vogliono il numero di pettorale e così la perdo per un poco, anche nella discesa che c’è subito dopo non la ritrovo, perchè l’attenzione è tutta nel non scivolare sul fango che ricopre i sassi.

 Lei è andata avanti perchè lei non scivola, lei vola.

La ritrovo sulla salita del Monte Javello, su quella pietraia erta e sassosa, dura e tanto faticosa: mi sorride, i suoi capelli neri e lunghi sono mossi dal vento. Le lacrime scendono copiose ma si mescolano alle gocce di sudore e non si capisce quali sono le une o le altre.
Ma tanto su questa salita nessuno le vedrebbe, è troppo faticosa e tutti, passo dopo passo, vanno avanti a testa china, magari pensando ad altro, per non sentire il proprio respiro che si fa sempre più affannoso.
In cima al sentiero mi volto: guarda che panorama! Le dico.
Oggi è più bello ancora perchè ce lo siamo veramente conquistato.
Senti, le dico ancora, senti il profumo della natura. Quest’odore di foglie umide che penetra nel naso e ti avvolge come un mantello, domani gli odori, i profumi saranno tutti diversi, durante il ritorno troveremo altre piante, altri cespugli e forse qualche fiore in più. Beh vedremo domani!
Roberto mi parla e lei si fa da parte.
Arrivo ai vari ristori, mi fermo, mangio e bevo, mi guardo intorno e la vedo già pronta all’inizio del sentiero che dobbiamo prendere per proseguire il nostro cammino.
E si va avanti così fino alla fine di questa giornata.
Mentre faccio la doccia so già che la ritroverò l’indomani, anche se il ritorno sarà con meno salite e più discese.
E’ domenica mattina e puntuali partiamo.
Trovo persone che conosco, parliamo e così perdo il contatto con lei, contatto però che ritrovo sempre nelle salite, perchè è proprio durante le salite faticose, mentre sono sola con me stessa, mentre rimango zitta senza parlare con nessuno per risparmiare il respiro che la sento vicino a me, che la vedo sorridente mentre guarda lontano, 

tanto lontano dove il mio sguardo non può arrivare.

Intanto il cielo cambia, arrivano nuvoloni neri e le prime gocce di pioggia.Arriviamo alla fine del Poggio dei Mandrioli e lo spettacolo si presenta meraviglioso: cespi di giunchiglie, poche quelle fiorite ma tante in boccio. E’ un panorama veramente unico, viene quasi la voglia di distendersi fra questi bei fiori, con lo sguardo rivolto al cielo e con la coda dell’occhio accarezzare tutte queste gocce bianche che dondolano al vento. Ma il vento adesso porta anche l’acqua, che comincia a cadere forte.Via,via, urla Roberto, scendiamo velocemente, passa da qui, passa da là, cerca di passare dove c’è l’erba perchè i sassi sono troppo scivolosi e così la perdo nuovamente, devo stare dietro a lui, devo stare troppo attenta a dove metto i piedi, non posso distrarmi, non posso guardarmi intorno.
La ritrovo nella discesa ripida dei Cappuccini, ormai siamo quasi all’arrivo.
Roberto è avanti, ma io voglio ancora stare un pò con lei.
Le anticipo che io e suo zio vogliamo fare il Cammino di Santiago, tutto se gliela faremo, e le chiedo: mi accompagnerai?
Certo, risponde prontamente, sarà un’esperienza bellissima.
Sì, sono certa che mi accompagnerà, sono certa che la ritroverò lungo quel percorso e sono certa che avrò da lei tutto il conforto e tutto il sostegno di cui avrò bisogno.
Poi improvvisamente mi dice: vai zia, vai, sei all’arrivo, ciao a presto.

E la sua figura si dissolve lentamente verso il cielo.

 

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