Pacchiani Francesco

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Prato, 4 ottobre 1771 + 31 marzo del 1835. Religioso.Fisico e chimico.Insigne studioso di Dante. "Uno dei nomi più illustri non solo fra i letterati ma anche fra gli scienziati dei primi decenni dell'ottocento."

Pacchiani, Francesco
(Prato 1771 - Firenze 1835)
Nasce a Prato il 4 ottobre 1771, dove studia e prende i voti. Consegue la laurea in matematica e fisica a Pisa, dove, nel 1801, insegna logica e metafisica, I'anno successivo filosofia teoretica, subentrando a Lorenzo Pignotti, divenuto provveditore dell'ateneo. Diverrà canonico nel duomo pratese e accademico della Crusca. Nel 1804, intraprende interventi accademici, con due lettere ai georgofili fiorentini, sulla pila di Volta.
L’anno successivo, indirizzò tre lettere a Pignotti e a Fabbroni, direttore del museo fiorentino di scienze naturali. descrivendo i principi dell'acido muriatico. Nel 1805, il “Nuovo giornale dei letterati” di Pisa, e gli «Annali di chimica” pubblicarono la sua Teoria sulla natura dell'acido muriatico: definito semplice acqua priva d'ossigeno, ipotesi ben presto rigettata. Nel decimo numero del Nuovo giornale dei letterati, comparve un secondo scritto in forma epistolare, sulla natura del potassio e del sodio. Sul versante letterario, tenne lezioni presso Ia Crusca: dubbia l'attribuzione di una lettura sull'ideologia dantesca del 1819; certa, un'analisi etimologica, presentata lo stesso anno, in cui trattava l'origine dell'hapax dantesco caribo, (Purg. XXXI, 132): Danzando al loro angelico caribo.
Contrapponeva al sostantivo "ballo" proposto dai Cruscanti, l'avverbio "vicino" desunto dall'arabo. Nella stessa Iettura, trattava le voci dantesche, cotenna e stanca. Preferibile l'interpretazione dei vocabolaristi: l'etimologia corretta rimanda all'arabo quarib, una sorta di flauto, mediato dal provenzale garip, avvalorando indirettamente la lezione del Vocabolario della Crusca, che riporta “ballo tondo, rigoletto “. Dieci anni più tardi, terrà la lezione, Ragionamento filosofico sulla lingua, ripresa dall'Antologia, del 1828 e il medesimo anno, in estratti, dalla “Gazzetta di Firenze,” del 16 ottobre.
Postumo un epicedio in morte di Ferdinando III (Ginevra, 1837), che aldilà dell'intento epidittico, offre spunti poetici interessanti. In origine figurava nella tragedia la Francesca da Rimino, dedicata al granduca, di cui compose soltanto il primo atto. Incompiuto un poemetto in ottave, Colombo, del quale recitò estratti all'Accademia pisana. Cesare Guasti rinvenì la ninfa che dorme, svegliata da Amore che suona (Firenze,1843), dedicata a una scultura di Canova. Altri componenti in miscellanee coeve o posteriori. Muore a Firenze il 31 marzo 1835, fu sepolto in San Marco.

Fonti: La cultura letteraria a Prato dal Medioevo all’Ottocento. A cura di Giovanni Pestelli. Dizionario. Gruppo Bibliofili Pratesi “Aldo Petri” Piano B Edizioni. Prato.2011.pp 265-266



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