Pacini Luigi,Cavaliere

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Cantagallo,Prato,25 novembre 1868+Firenze 29 giugno del 1946.Appassionato di montagna.Donò al CAI il terreno per la costruzione del rifugio che porta il suo nome.

Luigi Pacini

Tratto dal volume del CAI:1885-1975 Novant’anni di alpinismo pratese. Pubblicazione a cura del Club Alpino Italiano “E.Bertini” di Prato.

Luigi Pacini
Molti di noi lo hanno conosciuto e, probabilmente, tutto quello che sappiamo del cav. Luigi Pacini è che donò il terreno  del Pian della Rasa alla nostra Sezione. È esatto ma non è tutto.
Figura distinta, asciutta. Il suo pizzetto bianco gli conferiva un aspetto pirandelliano. Il Cav. Pacini è parte di quella esigua schiera di uomini la cui biografia si compendia nelle opere che hanno lasciato.
La montagna occupò un grande spazio della sua vita, forse tutto il suo arco terreno, e per essa operò sempre con amore e passione non mai disgiunto dal più caloroso rapporto umano con le sue genti che lo adoravano.
Viveva a Cantagallo di Vernio, zona ove aveva dei possessi, ed incontrarlo su per gli erti sentieri della montagna era cosa comune. Amava quella sua terra in maniera totale, e nelle lettere che scriveva agli amici ed ai conoscenti del piano, vi era sempre rivolto l'invito a visitarla.
Dal 1890 al 1907 egli fece piantare:
3000 Abeti
1200 Cipressi
120 Larici
5900 Robine per rinsaldare
200 Piante di frutti varie
7000 Pini di varie specie
150 Cedri
68000 Faggi
1000 Castagni
100 Gelsi per l'allevamento dei bachi da seta
In tutto 86.700 piante !
Che cosa possiamo dire di più per un uomo che ha fatto un Iavoro simile sulla terra? Credo che quanto venne raccontato un giorno da un vecchio socio dei C.A.I.,possa meglio di ogni altra oggettivazione, mettere a fuoco il reale valore del Cav.Luigi Pacini:” Da poco i tedeschi si erano ritirati dalla linea Gotica. Arrivato che fui a Cantagallo, una triste visione si offerse ai miei occhi. Le case erano tutte rase al suolo; un vecchio solo si aggirava in tanta desolazione. Lo avvicinai e ricordammo il cav. Pacini che era scomparso da poco. Il vecchio tacque un momento, poi disse: - vede queste macerie, ma la morte del Cavaliere ha fatto più male al nostro paese che le bombe dei tedeschi “.
Per suo espresso desiderio venne sepolto a Cantagallo. Rinunciò alla Cappella di famiglia in Firenze per restare fra le sue montagne.
Una folla numerosa e commossa fece l'estremo omaggio a questo Uomo, nobile ed indimenticabile figura dell'alpinismo pratese.

Fonti: 1885-1975 Novant’anni di alpinismo pratese. Pubblicazione a cura del Club Alpino Italiano “E.Bertini” di Prato.

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