Giovan Battista Spighi Un filo logico con la Pandemia di oggi ?

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Giovan Battista Spighi
Un filo logico con la pandemia di oggi?

di Franco Badiani

Vorrei darvi alcune informazioni e delle mie impressioni riguardo l’attualità della chiesa di San Domenico attualità nel senso che può avere una corrispondenza alla situazione odierna della “pandemia” infatti la chiesa dopo la sua distruzione dovuta ad un incendio nel 1647 venne ricostruita in solo 5 anni e alcune famiglie più nobili di Prato , a proprie spese, fecero costruire i grandi altari settecenteschi n.10 di cui 5 sul lato destro e 5 sul lato sinistro della chiesa inserendovi rispettivamente tele, tavole pitturate ed alcune statue, con temi attinenti alla lotta contro il male, la peste, la pandemia in riferimento soprattutto alla peste avvenuta nel 1630.
Per questo motivo non posso fare a meno di “trovare” un filo logico fra un sepolcro con un uomo con il volto coperto da una strana venatura del marmo o un fazzoletto o una benda che gli copre la bocca Giovan Battista Spighi, un beato Benedetto Bacci che ha benedetto la città e i cittadini pratesi contro la peste, un’ esorcista San Giacinto che scaccia il maligno e un vescovo il Ferreri che miracola gli appestati ……..non mi sembra del tutto fuori luogo …….ripeto non mi sembra del tutto fuori luogo.
Ma che se anche fosse una venatura quella che copre il volto dello Spighi perché proprio in quella posizione ? questo non si può negare .……..come ripeto sono semplici coincidenze che possono dare adito a delle suggestioni o deduzioni e in questo caso la coincidenza di una eventuale venatura, che copre il naso e la bocca nel momento in cui viviamo, può essere scambiata per un benda, un fazzoletto o una “mascherina”. Per questa ragione essendo la storia piena anche”di fantasia popolare” lasciamo che ciò possa essere creduto.
Forse la deduzione è troppo semplice e forse banali gli accostamenti ma però non del tutto al tal punto da negare che un sottile legame ci potrebbe essere e che tutte queste “combinazioni” rendano il tutto contemporaneo:

Soprattutto tenendo conto della attuale “ pandemia”, “ Per cui San Domenico rappresenta dopo 400 anni c\a un’ impressionante attualità con il periodo che stiamo attraversando. “ E il fatto che lo Spighi abbia il volto coperto da una venatura simile ad una “mascherina” rende tutto ciò davvero un messaggio di grande contemporaneità che merita di essere conosciuto.

                                    GIOVAN  BATTISTA  SPIGHI

Giovan Battista di Roberto doveva essere piuttosto giovane nel 1517, quando col fratello Francesco fu tra i firmatari di una petizione per il mantenimento delle Arti a Prato. Possiamo supporre che fosse nato intorno al 1490. La sua importanza e le fortune economiche crebbero rapidamente; nel 1526 risultava già Spedalingo della Misericordia (probabilmente dal 1524), durante il sacco di Prato e la peste di quegli anni (l'unica, a quanto possiamo sapere, che lo coinvolse in qualche modo) L'uso di coprirsi il volto con fazzoletti per proteggersi da miasmi e cattivi odori è antico, non c'è dubbio e che in tempo di epidemie si coprissero naso e bocca.

Era ancora Spedalingo almeno nel 1532. Nella decima (sorta di dichiarazione dei redditi) del 1543 era tra i maggiori contribuenti pratesi. e nel 1546 ebbe addirittura il titolo di Gonfaloniere di Prato. Nella sua maturità era considerato tra le personalità più eminenti, e utilizzato per ambascerie e petizioni al governo granducale. Fu in rapporto con Santa Caterina de' Ricci, e si conserva una lettera della santa a lui, del 1553, ultima data certa. Possiamo supporre sia morto pochi anni dopo (se uno volesse buttar là delle ipotesi potrebbe mettere come date estreme 1490 ca .-1555 ca; Aveva abitazione in Via Cambioni.
La sua importanza e quella della sua famiglia (e i rapporti con i domenicani e le monache di Santa Caterina) giustificano la concessione di una tomba eminente nella chiesa dei domenicani, la prima all'interno della chiesa. Non sembra però che quella che si conserva sia la tomba originaria; è più probabile che sia stata completamente rifatta da un suo discendente, l'arciprete Gabriele Spighi, nel 1652: questo si ricaverebbe dall'iscrizione intorno alla figura del defunto, che Cesare Guasti riuscì ancora a leggere, ma che oggi è totalmente consunta. Infatti, dopo l'incendio del 1647 e il rifacimento della chiesa fu rifatto anche il pavimento, lasciando in vista solo tre delle numerose sepolture che vi preesistevano (tutte successive a quella Spighi, comunque), che probabilmente furono rifatte nell'occasione (nel 1652 circa, come appunto diceva l'iscrizione): Spighi, Verzoni (Cappella dell'Assunta)e Casotti (Cappella di S. Rosa). Con il rifacimento del pavimento nelle forme attuali, nel 1973, furono eliminati i pavimenti del 1650 circa e del 1956, e interrate le tombe ritrovate, esclusa solo quella dello Spighi.

 SAN GIACINTO

In San Domenico alla sinistra dell’entrata della chiesa troviamo una tela del pittore fiorentino Vincenzo Dandini (1607-1675) che rappresenta San Giacinto che scaccia ed esorcizza l’ossesso, il demonio che rappresenta il male, la peste ,la pandemia. Infatti San Giacinto liberò veramente dagli indemoniati e che il demonio potesse assumere nella mentalità antica la forma dei mali epocali– a peste fame et bello….libera nos Domini per cui a intuizione possiamo “liberamente” dedurre che avesse un significato relativo alla liberazione delle persone dalla pandemia e non solo.

Il san Giacinto raffigurato nel dipinto è il domenicano Giacinto (Jaceck) Odrowąż, nato in Slesia nel 1185, morto a Cracovia nel 1257, proclamato Santo nel 1594.                        

VINCENZO FERRERI

Alla destra della tomba di Giovan Battista Spighi possiamo vedere un’altra tela attribuibile al pittore fiorentino Vincenzo Dandini (1607-1675) che rappresenta San Vincenzo Ferreri che miracola alcuni appestati.
Vincenzo Ferreri, in valenciano Vicent Ferrer (1350 -1419), è stato un religioso e predicatore apocalittico,appartenente all'ordine dei Domenicani, attraverso l'Europa occidentale, ma soprattutto la penisola iberica, favorendo, grazie alla sua abilità oratoria, al tono apocalittico dei suoi sermoni e alla fama di taumaturgo, numerose conversioni di pubblici peccatori e anche di alcuni musulmani ed ebrei.
si immedesimava a tal punto nella propria missione,da autodefinirsi nelle sue prediche "l'angelo dell'Apocalisse".

 BENEDETTO BACCI

Nella cappella a destra dell’altare maggiore troviamo esposto la riproduzione in cera del volto del Venerabile fra Benedetto Bacci da Poggibonsi con alcuni suoi oggetti come i sandali e il suo saio ed altre sue reliquie nella stessa Cappella in una urna nel 1974 furono traslate le sua ossa.
Come possiamo leggere da uno scritto di fra Serafino Nencini di cui ne era il confessore nell’allora convento del Palco il 3 Marzo del 1659 onorato e venerato dai cittadini pratesi i quali gli chiesero di benedire dalla sua cella la città di Prato affinché le pandemie e le sue tragiche conseguenze non avvenissero più.
Da non trascurare un episodio che sa di “mistero” infatti su uno scrittoio alla destra della teca c’è un quaderno dove tutti i giorni possiamo leggere pensieri,richieste di aiuto, preghiere di alcuni suoi fedeli ma che difficilmente possiamo incontrare.

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 Franco Badiani - Gruppo Storico San Domenico

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