La Calvana e i fenomeni carsici superficiali

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LA CALVANA E I FENOMENI CARSICI SUPERFICIALI

di Maurizio Negri

 La Calvana è uno dei massicci carsici più importanti della Toscana, con una estensione di circa 64 km quadrati. Si tratta di una dorsale montuosa lunga 16 km e larga in media 4, che raggiunge la massima altezza  sul monte Maggiore, con 916 m s.l.m., limitata ad est dalla valle del torrente Marina e ad ovest da quella del fiume Bisenzio. Il limite sud è rappresentato dalla pianura di Firenze-Prato-Pistoia e quello nord, convenzionalmente, all’abitato di Montecuccoli.
La catena dei monti della Calvana è costituita, per la maggior parte, da rocce appartenenti alla Formazione di Monte Morello, indicata dai vecchi autori di studi geologici sull’area con il nome di “Alberese” od anche Calcare ad Helmintoidi. La formazione appartiene al Supergruppo della Calvana, un insieme di formazioni sedimentarie di ambiente marino che possono essere raggruppate in una “Unità tettonica” che si è probabilmente deposta nell'area più orientale dell’antico oceano Ligure-Piemontese, in prossimità del margine continentale dell'Adria (l’attuale penisola italiana), e successivamente è “passata al di sopra” di formazioni di tipo toscano e umbro-romagnolo a causa di movimenti tettonici (in geologia questo fenomeno di “passare al di sopra” è indicato con il termine “sovrascorrimento”). La Formazione di Monte Morello ha un’origine torbiditica (le “torbide” sono delle frane sottomarine, piuttosto diluite, che possono propagarsi anche per migliaia di chilometri percorrendo i fondali oceanici partendo da zone elevate, come le scarpate continentali) ed è costituita in prevalenza da calcari marnosi e marne calcaree, di colore biancastro o giallastro, in grossi banchi, raramente con sottili livelli basali calcarenitici. I banchi sono separati da zone nelle quali si rilevano fitte alternanze di arenarie calcaree grigio-brune e argilliti.
   Nella Formazione di Monte Morello si possono trovare i seguenti tipi di rocce:
  Calcari marnosi (rocce costituite in prevalenza da carbonato di calcio, cioè calcare, ed in misura minore da argilla) compatti bianchi o giallognoli chiari, in strati con spessori che vanno da alcuni centimetri ad uno o più metri.
  Marne calcaree (rocce costituite in prevalenza da argille ed in misura minore da carbonato di calcio, cioè calcare) e marne granulari giallo chiaro, grigio chiaro o bianco, in strati che possono andare dai venti centimetri ad oltre dieci metri di spessore.
  Calcareniti (rocce costituite da sabbie calcaree aggregate) fini, compatte, grigio chiare al taglio fresco e di colore marrone all’alterazione, in strati con spessore inferiore al mezzo metro.
  Arenarie (rocce costituite da granuli aggregati delle dimensioni di sabbie) di colore grigio scuro al taglio fresco, di colore marrone se alterate, con spessori che variano da pochi centimetri a venti, trenta al massimo.
  Argilliti (rocce costituite da argilla) grigio scure, in strati sottili che raramente possono raggiungere lo spessore di qualche metro.
Il massimo spessore della Formazione di Monte Morello è valutato in 700-800 metri.Le datazioni,eseguite con tecniche micropaleontologiche (cioè osservando la roccia al microscopio e classificando i resti dei piccolissimi organismi contenuti al suo interno) indicano un'età di sedimentazione compresa fra il Paleocene e l'Eocene medio-inferiore.
    Con il termine “carsismo” si indica l’insieme dei fenomeni morfologici dovuti principalmente all’azione di solubilizzazione di certi tipi di rocce, in particolare le rocce carbonatiche (costituite prevalentemente da carbonato di Calcio, come i calcari o i marmi), ad opera dell’acqua. La parola “carsismo” deriva da Carso, l’area geografica fra Italia, Slovenia ed Austria dove sono state classificate e descritte per la prima volta certe forme del paesaggio. Il fenomeno carsico è una della caratteristiche peculiari dei monti della Calvana, infatti in nessun’altro affioramento della Formazione di Monte Morello si trova un tale sviluppo del carsismo, sia ipogeo (o sotterraneo) che epigeo (o superficiale). Come esempi di carsismo ipogeo si indicano generalmente le grotte, mentre per il carsismo epigeo si fa riferimento alle doline, avvallamenti nel terreno causati dalla solubilizzazione delle rocce da parte delle acque di pioggia, che possono avere diametro anche di alcune centinaia di metri.
     Sulla Calvana sono conosciute circa 40 grotte, la maggiore delle quali è la grotta di S.Anna Vecchia che raggiunge un dislivello di –212 metri ed una estensione di 658 metri. In superficie sono visibili bellissimi esempi di doline, oggetto di questo itinerario.
  Lo sviluppo così accentuato dei fenomeni carsici è probabilmente dovuto alla presenza, durante il Pliocene, dell’alveo di un fiume che scorreva in un fondovalle situato in corrispondenza di quello che oggi è il crinale della Calvana. Il fiume, che può essere indicato come il paleo-Bisenzio, sarebbe stato in grado di fornire l’acqua necessaria allo sviluppo del carsismo; successivamente un fenomeno tettonico chiamato “inversione del rilievo” avrebbe sollevato il fondovalle Pliocenico fino all’altezza di circa 700-800 metri, a formare l’attuale dorsale della Retaia-Cantagrilli e più a nord di monte Maggiore, costringendo il fiume a seguire un percorso alternativo identificabile con il fondovalle odierno.Tracce di fenomeni caratteristici dell’ambiente fluviale, come depositi  di sedimenti e superfici di spianamento,  sarebbero state riconosciute sui crinali della Calvana.
     Questa teoria spiegherebbe perché nel vicino monte Morello, con caratteristiche geologiche, stratigrafiche, tettoniche e climatiche, simili a quelle della Calvana, non si trovino che pochissime grotte e tutte di limitata estensione: l’area di monte Morello non sarebbe mai stata sede di  un alveo fluviale capace di fornire l’acqua occorrente ad un elevato sviluppo del carsismo in una formazione, quella omonima di monte Morello, che di per sé non sarebbe particolarmente idonea alla carsificazione, essendo piuttosto impermeabile in quanto composta da alternanze di calcari marnosi e marne, con arenarie ed argilliti. Se queste rocce non fossero state fratturate grazie alle pressioni ed alle tensioni causate dai movimenti tettonici durante la loro storia geologica, che hanno così contribuito ad aumentarne la permeabilità, non sarebbe stato possibile avere un carsismo sviluppato come quello della Calvana.

21.La Calvana, a sinistra, e monte Morello, a destra, visti dalla zona di San Mauro a Signa
(Foto M. Negri)

 L’itinerario proposto può essere effettato in mezza giornata, partendo dal borgo denominato Regina del Bosco per raggiungere, a piedi, i versanti occidentali del monte Cantagrilli, che rappresentano la meta finale del percorso, e poi tornare al punto di partenza ripetendo la strada dell’andata. Il dislivello è di circa 250 m, con il punto più basso a circa 505 m s.l.m. (poco dopo la Regina del Bosco, che si trova a 510 m s.l.m.) ed il punto più alto a circa 755 m s.l.m. (dolina del ciuco, sulle pendici di Monte Cantagrilli). La Regina del Bosco – Punto 1 GPS - , punto di partenza consigliato per questa escursione, è raggiungibile in automobile da Calenzano seguendo la strada militare per Barberino fino alle Croci di Calenzano. Arrivando dal versante di Prato si ha la possibilità, proprio alle Croci, di proseguire diritto per il Mugello, di girare a destra per entrare nella piazza o di prendere la stradina in salita sulla sinistra. Per arrivare alla Regina del Bosco dobbiamo seguire quest’ultimo percorso che, dopo poco più di 2 km di curve e saliscendi, durante i quali si trova anche un impianto per il tiro a volo, ci porta al piccolo borgo detto Regina del Bosco –Punto 1 GPS- , da dove si prosegue a piedi. La strada da seguire per uscire dalla Regina del Bosco è la prosecuzione di quella di usata per arrivarci, che continua in direzione sud con una strettoia micidiale (per le automobili e simili) fra il muro di un’abitazione ed un terrazzamento. Oltre la Regina del Bosco la strada diventa sterrata, mantenendosi però larga e comoda per il passaggio a piedi. Dopo un primo  tratto pianeggiante o addirittura in leggera discesa, il percorso continua con una salita moderata ma costante che continua per circa 800 metri fino ad arrivare ad un piccolo nucleo di edifici  ormai diroccati, case Sgrimolo –Punto 2 GPS–, che si trovano a circa 535 m s.l.m.. La costruzione maggiore si trova a monte della strada, mentre un edificio più piccolo è immediatamente a valle del sentiero.
  L’itinerario prosegue pianeggiante all’interno di un’area boscosa per poi, superate di circa 450 m case Sgrimolo, discendere in una vallecola fluviale, quella del fosso di Rimaggio, fino a guadare il piccolo corso d’acqua (in questo punto siamo alla quota di circa 510 m s.l.m.,il guado è senza difficoltà se non in occasione di precipitazioni importanti) e poi risalire in quota sul versante opposto della piccola valle. Si continua all’interno di un’area boschiva, dalla quale si esce più o meno in corrispondenza di una linea elettrica ad alta tensione ben visibile grazie anche alla presenza di un traliccio subito sotto la strada che percorriamo. Da questo punto, alla quota di circa 582 m s.l.m., guardando in direzione ovest-sud/ovest si può vedere l’insediamento di Valibona, in passato il più importante nucleo abitativo della zona, adesso per la maggior parte ridotto in pessime condizioni e per il quale sembra sia previsto in tempi brevi un intervento di recupero edilizio. Superato il traliccio della linea elettrica la strada continua ripetendo un po’ il percorso dopo case Sgrimolo, con un tratto pianeggiante per poi discendere in una piccola valle fluviale fino ad arrivare ad un guado, alla quota di circa 574 m s.l.m.. In questo caso la valle è quella di un affluente di sinistra del fosso di Seccianico, il guado è superabile anche questo senza difficoltà salvo condizioni particolari ed estreme. Sulla destra idraulica del corso d’acqua si trova una piccola raccolta d’acqua con lavatoio, che una volta era usato dagli abitanti di Valibona e dai viandanti. Continuando verso Valibona, poco dopo si supera un'altra valle fluviale, un po’ più grande di quella del lavatoio, sempre appartenente al bacino del fosso di Seccianico. Adesso la strada inizia a salire e dopo qualche tornante si entra nel borgo di Valibona. Come abbiamo detto gli edifici si trovano nelle maggior parte dei casi in condizioni di precarietà estrema, alcuni con crolli più o meno estesi. Valibona – Punto 3 GPS -  si trova a circa 610 m s.l.m. ed era un punto di riferimento importante nella viabilità di una volta, essendo posta in corrispondenza di un valico fra valle del Bisenzio e val di Marina, sulla strada  per il Mugello.
Durante l’ultimo conflitto mondiale, il 3 gennaio 1944, a Valibona si svolse la prima vera battaglia della Resistenza toscana combattuta sul territorio, che vide una formazione di 17 partigiani, asserragliati nell’edificio del fienile, respingere per tre volte 200 nazifascisti, riuscendo infine a rompere l’accerchiamento anche se a prezzo di fortissime perdite. Fra i caduti partigiani della battaglia ci fu anche Lanciotto Ballerini, il comandante del reparto. Un cippo nell’abetaia a monte delle case ricorda l’evento, ed ogni 25 aprile si celebra una commemorazione. L’edificio di Valibona che attualmente si presenta in migliori condizioni è proprio il fienile. Testimonianze della battaglia si trovano anche sul traliccio della linea elettrica di fronte all’ingresso del fienile: osservando le staffe di metallo che formano la struttura si possono individuare, a varie altezze, dei fori di proiettile. 
Proseguendo oltre Valibona seguendo la strada in direzione sud-ovest, si trova un tratto pianeggiante circondato da pinete, con le piante di pino nero ben allineate in filari, e terrazzamenti. Sono sistemazioni forestali che risalgono ai primi decenni del secolo scorso, realizzate per favorire il raggiungimento delle condizioni idonee al ripristino della vegetazione caratteristica della zona. Il termine della pineta, a circa 400 m da Valibona, corrisponde ad un punto caratteristico della viabilità sentieristica, denominato “il Crocicchio” –Punto 4 GPS- , che si trova a 621 m s.l.m. e dove si incontrano due province (Prato ad ovest e Firenze ad est) e tre comuni (Prato a sud-ovest, Vaiano a nord-ovest e Calenzano ad est).
Presso il Crocicchio, precisamente fra il Crocicchio e Le Selve, si trova la fattoria didattica Biancospino, un  “esperimento” avente lo scopo di ricreare l’equilibrio fra le attività agricolo-pastorali e l’ambiente carsico, perduto con lo spopolamento di questi territori avvenuto nel secondo dopoguerra, dove vengono organizzate visite guidate ed escursioni per mostrare le caratteristiche naturali del territorio, l’attività e l’esperienza che viene svolta da questi singolari contadini/operatori ecologici della montagna (per informazioni:
Associazione Speleologica di Calenzano U.S.C.A.-Tel.3394536790;www.speleocalenzano.it
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   Dal Crocicchio, proseguendo verso ovest, si scende verso la valle del Bisenzio passando alla base di monte Cagnani e proseguendo per Faltugnano, continuando sulla strada che abbiamo seguito fino ad ora. Anche il borgo di San Leonardo è facilmente raggiungibile, prendendo il sentiero diretto che segue il crinale della collina di San Leonardo partendo dal punto in cui la strada alla base del Cagnani inizia a scendere.
  Il percorso proposto per la nostra escursione, invece, prevede di seguire l’ampio sentiero in leggera salita a sinistra, venendo da Valibona, che porta verso monte Cantagrilli. Oltrepassato di 200 m il Crocicchio si arriva ad un’area pianeggiante, a circa 648 m s.l.m., attraversata dal sentiero: sulla destra, salendo, si trova un piccolo avvallamento del terreno che per la maggior parte dell’anno si trasforma in uno specchio d’acqua che, per quanto modesto, rappresenta una risorsa preziosa per gli animali della zona. L’avvallamento del terreno è una piccola dolina, ed anche il pianoro nel quale è tracciato il sentiero è una dolina. Nel fenomeno carsico le rocce vengono corrose, per azione chimica, ed erose, per azione meccanica, dall’acqua che dalla superficie si infiltra nel sottosuolo. Il passaggio in sotterraneo può avvenire in corrispondenza di aree particolarmente favorevoli, ad esempio perché le rocce sono molto fratturate, provocando con il tempo, anche se non in ogni caso, una tipica depressione di forma più o meno circolare (dolina)man mano che il fenomeno carsico si sviluppa.
   La parola “dolina” è di origine slava e significa “piccola valle”. Quando due o più doline si uniscono a formare una depressione unica, molto spesso di forma irregolare, l’avvallamento viene chiamato “uvala”. Le doline in genere sono classificate, in base al rapporto fra diametro e profondità, come a “ piatto”, a “ciotola”, a “scodella”, a “imbuto” etc.. Molte doline hanno il fondo pianeggiante perché il materiale insolubile che vi arriva trasportato dall’acqua tende a colmare la depressione rendendo il fondo piatto. Questa caratteristica è stata spesso sfruttata dalle popolazioni delle zone carsiche, ed anche da quelle della Calvana, che coltivavano il fondo delle doline perché lì si poteva trovare terreno di buona qualità, pianeggiante, ed anche con un discreto grado di umidità. In alcuni casi nel fondo della dolina è possibile individuare un avvallamento, a volte addirittura un’apertura che immette in una grotta, nel quale l’acqua confluisce prima di sparire nel sottosuolo: l’avvallamento o l’apertura prende in questo caso il nome di “inghiottitoio”. In un massiccio carsico la zona dove l’acqua si infiltra nel suolo viene chiamata zona di assorbimento, e si trova ad altezze superiori rispetto alla zona dove le acque tendono a riemergere in superficie, detta appunto zona di risorgenza. In questo itinerario vedremo la zona di assorbimento delle sorgenti che si trovano nella parte centrale della Calvana, in particolare di quelle che si trovano lungo il rio Buti, sul versante della val di Bisenzio.  Proseguendo sul sentiero, dopo altri 350 metri si arriva ad un’altra area pianeggiante, a quota  670 m s.l.m. circa, dove si trova una delle doline più famose dell’intero massiccio carsico della Calvana. Si tratta di una depressione che nel punto più profondo arriva attualmente a circa 2 metri dal piano di campagna, di forma quasi circolare (10x13 m circa), con pareti piuttosto ripide di terra ad esclusione di modesti affioramenti di calcare sul bordo più ripido, nel quale il terreno presenta anche una piccola incisione.

22.La dolina dei cocci (Foto M. Negri)

Questa dolina – Punto 5 GPS - si chiama “dolina dei cocci”, ma è conosciuta anche come “buca ai prati”.
Una caratteristica che non può sfuggire è il “tubo” verticale di metallo corrugato, con diametro di circa 60 centimetri, infilato nel fondo pianeggiante della dolina. Il tubo serve per accedere ad una grotta, la “buca dei Cocci” ed è stato messo in opera dagli speleologi di Calenzano per evitare che la cavità venisse colmata, almeno nel suo tratto iniziale, dai materiali provenienti dalla dolina.  Si raccomanda di non improvvisarsi speleologi: la discesa nel “tubo” e la visita alla grotta dei cocci non sono semplici!
L’avventura può essere vissuta in sicurezza solo dopo avere appreso le tecniche della progressione speleologica, per questo potete contattare i due gruppi speleologici indicati nell’itinerario “Rio Buti e Forra Lucia”. Proseguendo a camminare sul sentiero, dopo un paio di centinaia di metri si arriva a vedere, più in basso sulla sinistra a circa 100 m da noi, un laghetto, detto laghetto delle Selve, che prende il nome da un gruppo di case situate poco più avanti (case le Selve di sopra).

23.Il laghetto delle Selve, situato in una dolina (Foto M. Negri)

Anche in questo caso siamo di fronte ad una dolina, nel cui avvallamento si è accumulata acqua piovana. Il fenomeno è possibile quando, per qualche motivo, le vie di infiltrazione nel sottosuolo sono ostruite. Questo può accadere per eventi naturali, come quando dell’argilla o altro materiale detritico ostruisce le fratture delle rocce attraverso le quali avviene l’infiltrazione, o per eventi artificiali, ad esempio se i contadini della zona rendono impermeabile con teli o cemento la zona di assorbimento della dolina (purtroppo succede anche questo!). Nel caso del laghetto delle Selve, secondo alcuni testimoni, si tratta di una ostruzione artificiale: non abbiamo però documentazione a conferma.      Continuando sulla strada si arriva in vista, sempre sulla destra della sentiero, di quello che resta di un trattore agricolo (680 m s.l.m. circa). Le case che si trovano a pochissima distanza dal  mezzo, un po’ più in basso perché costruite in un’area pianeggiante dalla quale parte una piccola valle fluviale, si chiamano case le Selve di sopra. Non dobbiamo però arrivare alle case, ma dobbiamo lasciare il sentiero quando siamo in vista del trattore, prendendo decisamente a sinistra, in direzione sud-est verso la vetta di monte Cantagrilli.
    Alla quota di circa 756 m s.l.m. si arriva ad una bellissima dolina del diametro approssimativo di  75 metri e profondità di circa 5 m, chiamata dolina del ciuco e conosciuta anche come dolina dell’orso –Punto 6 GPS-. Si tratta dell’esempio più bello di morfologia carsica di superficie, fra le forme di grandi dimensioni, che possiamo vedere in Calvana. In molti testi che trattano di carsismo è possibile trovare la foto di questa dolina.

 24.La dolina del ciuco, o dell’orso, su monte Cantagrilli (Foto M. Negri)

 Al centro della depressione è bene evidente una zona di assorbimento concentrato, segnalata da un avvallamento  circolare che cambia aspetto piuttosto velocemente, anche se non con grandi cambiamenti. In questo periodo, ad esempio, è un po’ mascherato da arbusti spinosi. Sul bordo settentrionale della dolina, invece, si apre una cavità carsica il cui accesso è costituito da un foro della dimensione maggiore di circa un metro che immette in un pozzo di circa 8 metri. La grotta, che si chiama buca del ciuco o buca dell’orso (come la dolina), è stata recentemente oggetto di lavori di disostruzione da parte degli speleologi di Calenzano, che ne hanno aumentato considerevolmente la lunghezza.

  
  

  

 

 

 

 

25.L'ingresso a pozzo della buca del ciuco (Foto M. Negri)


26.La zona di assorbimento concentrato nella dolina del ciuco (Foto M.Negri)

 La visita a questa grotta richiede buona esperienza speleologica e la completa padronanza delle tecniche di progressione su corda. L’ambiente è caratterizzato da forte presenza di fango, originato dall’accumulo dell’argilla presente come residuo insolubile nel calcare Alberese che forma la maggior parte della dorsale montuosa della Calvana. Raggiunta la dolina del ciuco l’escursione prevede il ritorno secondo l’itinerario di andata, ma se resta ancora un po’ di tempo è consigliabile raggiungere la vetta del monte Cantagrilli (819 m s.l.m), ormai vicina, da dove si può vedere un bellissimo panorama sui crinali della Calvana a sud, sulla valle della Marina e su monte Morello ad est,su Valibona  monte Maggiore ed il Mugello a nord,e sulla valle del Bisenzio e l’area pratese ad ovest.

Punti di riferimento GPS itinerario 8

Nel sistema di posizionamento satellitare GPS, di proprietà del governo degli Stati Uniti, possono verificarsi, fra gli altri, errori notevoli in funzione delle esigenze di sicurezza imposte dall’amministrazione militare americana. Si ritiene opportuno, quindi, consigliare di non fare riferimento solo a questo sistema  per determinare la propria posizione. La precisione delle coordinate indicate per i vari punti di riferimento è quella consentita dai ricevitori GPS portatili a  12 canali paralleli destinati ad uso escursionistico (indicativamente da alcuni metri a qualche decina di metri). Si raccomanda, inoltre, di controllare che il settaggio del proprio ricevitore GPS sia come quello riportato di seguito: coordinate piane (metriche), sistema UTM, geoide (Datum) ED 50, fuso 32, zona T. Le coordinate indicate  sono riferite a tale settaggio.

                                                                          latitudine  longitudine
 
Punto 1 GPS - Regina del Bosco                4867680  675700

Punto 2 GPS - Case  Sgrimolo                    4866920  675380
  
Punto 3 GPS - Valibona                                 4866640  673910
 
Punto 4 GPS - Crocicchio                              4866330  673710
 
Punto 5 GPS - Dolina dei Cocci                    4865810  673860
 
Punto 6 GPS - Dolina del Ciuco                    4865370  674100

                                                                                                              


Si declina ogni responsabilità per eventuali danni che dovessero verificarsi con l’uso del sistema GPS o per eventuali errori occorsi, nostro malgrado, nel rilevamento delle posizioni.

 

Fonti: Franceschini M. Negri M.(2007).Passeggiate fra Storia e Natura in Toscana - 20 intinerari nella nostra regione.Regione Toscana-Consiglio Regionale, via Cavour (FI),pp.260.

 


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