Il Bisenzio

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IL BISENZIO:geografia e storia di un fiume

di Gianna Picchi  


 IL CORSO ATTUALE DEL BISENZIO E LE SORGENTI 

 Il percorso del Bisenzio,dalla nascita alla sua confluenza con il fiume Arno

 Dagli studi che sono stati fatti sul corso del Bisenzio emergono chiaramente il suo carattere torrentizio e le insidie che presentava in determinati periodi dell' anno ma anche le grandi potenzialità che esso offriva in campo produttivo, infatti si può considerare come il motore dell' industria pratese, intendendo con questo termine sia le attività preindustriali dei mulini e delle cartiere, sia quelle più recenti delle febbriche tessili.

Affluente di destra dell' Arno il Bisenzio è simile ad un torrente nel primo tratto dove scorre in una stretta valle da lui stesso scavata. Nel punto in cui sbocca nella pianura il suo letto si allarga e,prima di arrivare alla zona che nel medioevo fu cinta da mura e chiamata "Prato", rallenta il suo corso. Dopo aver fiancheggiato la città,il fiume prosegue lento ma non per questo meno pericoloso a causa delle inondazioni che si sono verificate anche in un passato recente, fino a Signa, dove si getta in Arno.

 

 Signa.Il Bisenzio alla foce con il Fiume Arno. 

 

 

 

 

 

 

Controversa invece è la localizzazione delle sorgenti. Per alcuni studiosi del secolo scorso il Bisenzio (dal latino bis+entius=acque che scorrono insieme)  nasce presso il Mulin della Sega,in località Cantagallo,dove il torrente Trogola incontra il torrente Bacuccio;

Mulino della Sega (Sec.XVII-XIX) di origine Medievale. Vi funzionò una segheria idraulica fino agli anni Cinquanta.

mentre studi più recenti hanno dimostrato che il fiume inizia un po' più a monte, nel punto in cui il fosso delle Barbe si unisce al Trogola ,che nasce alla Fonte di Frascine, nei pressi della località Vespaio.

(Rifugio Le Barbe)

Cascina di Vespaio. Situata ad un altitudine di 730 m sul promontorio ai cui piedi si trovano le sorgenti del fiume Bisenzio, alla confluenza del Fosso delle Barbe e del Torrente Trogola.

GLI INSEDIAMENTI IN EPOCA STORICA

I primi abitanti della Val di Bisenzio proprio a causa della pericolosità del fiume che, non regolato, era soggetto a disastrosi straripamenti costruirono i loro stanziamenti sulle colline e particolarmente nelle zone di mezza costa. I primi abitanti furono i Liguri, che comparirono mel periodo neolitico ed edificarono modesti stanziamenti sulla Calvana. In seguito in prossimità di Faltugnano, Savignano e Sofignano furono creati insediamenti etruschi che poi furono soppiantati dai Romani.
I Romani intrapresero anche un' importante opera di bonifica della pianura  pratese di cui restano ancora oggi numerose tracce nella viabilità più antica e nella toponomastica. Numerosi sono infatti i toponimi giunti fino a noi e che ci ricordano la natura paludosa dei terreni intorno a Prato il cui limite occidentale era il "Pantano"di Montemurlo. Anche ad oriente, sulla sinistra del fiume nei pressi di Gonfienti,( il cui toponimo fa pensare alle frequenti piene che qui si verificavano) c'erano poderi denominati "Pantano",mentre a sud nei pressi di Iolo si trovava il "Pantancorto". Il toponimo le "Fontanelle"ha origine dalle numerose risorgive che si trovavano nella zona.
In epoca medioevale nelle vicinanze del fiume cominciarono a sorgere edifici importanti e , nei luoghi più elevati, in posizione dominante,le rocche e le torri di avvistamento.
Uno di questi edifici fu la Badia di Vaiano e a pochi metri dalla Pieve di Usella il palazzo dei conti Alberti, signori di Prato e di una vasta estensione di terreni nella Val di Bisenzio e sull' Appennino. Fra tutti i loro castelli quello di Cerbaia dominava il Bisenzio e parte della vallata; fu qui che nel 1285 Dante chiese ospitalità ma non gli fu concessa.
A partire dal XII secolo sorsero in gran numero ,sulle sue rive, mulini, gualchiere, cartiere, fonderie di rame e frantoi, fra questi va citato quello di Filettole che apparteneva in origine al ricco possedimento della villa e fattoria del Palco creata da Francesco Datini.
Agli albori dell' industria, gualchiere, cartiere e fonderie di rame lasciarono il posto agli edifici dove si svolgevano attività tessili.

UN FIUME IMPETUOSO

Nella memoria popolare di anziani nati a Prato resta il ricordo del Bisenzio che tracimava all' altezza del ponte del Mercatale e che arrivava con le sue acque fino in Santa Chiara, la parte più bassa del centro storico. Ancora più drammatici erano i racconti di quanto accadeva nella vallata.

Porta  Mercatale


Il Bisenzio al ponte Mercatale

Nel 1575 alla vigilia di Ognissanti ,in seguito alle forti piogge che si erano verificate presso Vernio, il Bisenzio si ingrossò in maniera impressionante cosicché arrivò a Prato una piena incontenibile e la forte corrente e i numerosi legnami che venivano mandati giù per i fiume per essere trasportati da Vernio a Prato fecero rovinare il ponte del Mercatale. Nello stesso periodo ,il rettore della chiesa di Faltugnano venne portato via dalla piena insieme al ponte su cui passava con tutta la soma e il ciuco che cavalcava.
Siccome il punto critico della piena era considerato il tratto tra Vaiano e la Briglia, la Badia di Vaiano svolgeva un' opera molto importante nel controllo del fiume.

La storica e antica Badia di Vaiano

Badia di Vaiano

Contro la furia delle acque lottarono gli abati di Vaiano specialmente l' abate Vanni che ci ha lasciato molte cronache di inondazioni. Fra tutte vale la pena di citare quella del 12 ottobre 1745, nella quale non solo furono allagati tutti i terreni vicini al fiume ma dal tabernacolo in mezzo all' orto della Badia fino ai campi di Moschignano era tutto un lago e nel mezzo l'acqua faceva i cavalloni come nel mare. Simili inondazioni si verificarono anche nel 1756,nel 1808 e nel 1848 sempre negli stessi giorni e mesi.

Il ponte sul Bisenzio nei pressi della Rocca Cerbaia 


 Servizio fotografico: Archivio CRP


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