Il Viaggio di Pietro a Lione (1273-1275)

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P a p a   C e l e s t i n o   V


 P i e t r o    A n g e l e r i o

(P i e t r o   d e l   M o r r o n e)


 

Il viaggio di Pietro a Lione

Il viaggio è deciso per tempo anche perché da Roma il Domenicano Latino Malebranca, grandissimo estimatore e amico di Pietro, facente parte del seguito pontificio, certamente lo avrà informato che al concilio di Lione il Papa avrebbe affrontato il discorso della soppressione delle nuove congregazioni, nate dopo il concilio Lateranense del 1215, fra le quali anche la sua.

Per questo, nonostante il periodo invernale, decide di partire con due confratelli Fra Giovanni D’Atri e Placido da Morei.
E' il Novembre 1273 e Pietro, quasi settantenne, si mette in viaggio partendo da S. Onofrio. E' un' impresa veramente smisurata se si pensa che percorrono a piedi oltre mille chilometri all'andata e altrettanti al ritorno e nel periodo peggiore dell'anno.

La data della partenza e del suo ritorno "Alle loro case nell'Abruzo nel Monte Maiella" è riportata da Lelio Marino, abate della stessa congregazione, nel suo volume, dato alle stampe nel 1637.
"..Partirono nel mese di novembre dell'anno 1273.Arrivarono di ritorno di Giugno 1274.. "
(25) Vita et miracoli di San Pietro del Morrone già Celestino papa 5 autore della congregazione dei monaci Celestini dell'ordine di San Benedetto raccolta da P. don Lelio Marino loddigíano abbate generale della medesima congregazione. Milano 1637.

Sappiamo da più fonti che Pietro, durante il lungo e duro percorso, si ammala  per il freddo la neve e il gelo. Sicuramente deve avere fatto anche qualche sosta nei monasteri dei suoi confratelli. 
Dopo circa un mese, percorrendo la via Francigena, giunge nei pressi di Torino e si dirige verso il passo del Moncenisio.Ipotizziamo il passaggio da quelle località perchè erano meta di tanti pellegrini in transito per la Valle di Susa:
Rivoli, la storica Abbazia di S. Antonio di Ranverso, Avigliana, la Chiusa di S.Michele dove si erge sul Monte Pirchiriano la maestosa e imponente Sacra di S.Michele,S.Antonio di Susa,Bussoleno, Susa e,attraverso la Valle del Cenischia, giunge a Venaus ed infine l'abbazia di Novalesa, dove sicuramente si sarà fermato prima di salire il Moncenisio e passare in terra Francese.
In questo luogo alcuni autori riportano :

"A Novalesa conosceva un confratello che lo presenta all’abate, il quale vuole che si ferma a celebrare con loro la Santa messa di Natale del 1273 nella cappella di Sant'Eldrado"

La cappella di S.Eldrado a Novalesa

Noi ci siamo recati nella Valle di Susa per reperire eventuali  
notizie "storiche" circa il passaggio di Pietro del Morrone,
ma nonostante le accurate indagini e la consultazione di storici
locali,non abbiamo trovato riscontri in merito. 
(Anche se è indiscutibile il suo passaggio.)
E neppure a Novalesa dove eravamo quasi certi di trovarne. 
In questo Sacro luogo dal 1973 sono tornati i Monaci  
Benedettini,facendo rifiorire e rivivere l'antica abbazia. 
Ma anche qui non esiste notizia del passaggio,dato che 
il vecchio archivio è andato distrutto.

La storica abbazia di Novalesa

 Poi proseguono il cammino verso il Moncenisio prevalentemente a piedi, ma anche su muli, carretti e altri mezzi di fortuna, passano in terra di Savoia dirigendosi verso Cambery. Seguendo poi la valle del fiume Rodano giungono, dopo tre mesi, alla loro meta, LIONE.

1274 Alla fine di Gennaio o ai primi di Febbraio, stanchi, sfiniti e ammalati, dopo l'estenuante viaggio, sono accolti e curati dai templari che hanno in quel luogo una Magione ed un Ospedale.

(Un sogno profetico gli rivela che i suoi discepoli avrebbero posseduto un giorno quel luogo e che un superbo convento vi sarebbe stato edificato.)
(6) I Templari ed il Colle Magico di Celestino.Maria Grazia Lopardi. Edizioni Idealibri.

Pochi giorni dopo viene a trovarli il Cardinale Latino Malabranca con un gruppo di predicatori alcuni dei quali conosciuti da Pietro nei suoi Eremi.

Probabilmente, grazie all’aiuto del suo buon amico, viene ricevuto subito dal Papa Gregorio X.
(Si dice anche che: “l’amicizia “di Pietro con i Templari abbia agevolato questo incontro.)
Altri riferiscono per l'intercessione del cardinale Domenicano Riccardo degli Annibali.)
(16)  Libro VI -1993 Pag.51 La Chiesa nella cronaca Salimbeniana di Ludovico Gatto.

E' la fine di Febbraio 1274. E' un colloquio cordiale e il Papa, evidentemente conquistato dalle sue maniere semplici, ritiene di poterlo escludere dalla lista dei contestatori acconsentendo alle sue richieste.

Un giorno, mentre è in attesa della decisione papale, Pietro viene chiamato per dire la Santa Messa in presenza di altri Cardinali e Vescovi. E' invitato a vestirsi dei sacri paramenti ma lui, dato che questi erano troppo riccamente ornati, preferisce vestirsi con le sue povere cose, creando un certo imbarazzo negli altri prelati fastosamente abbigliati.

 Mentre nel volume del Campi troviamo scritto:

"Nel vedersi l’umile frate preparare per la messa preziosi vestimenti, arrossì non poco, come professore di povertà e avezzo usare nel romitorio suo paramenti vili, ma ben si mondi, e puliti; e da fervore di Spirito tacitamente commosso, e con gran moto d’animo rivolto a Dio, desiderando in estremo le solite sue vesti, fu di repente esaudito; ed ecco alla sprovvista, comparvero quelle davanti a lui, non senza maggior meraviglia da tutti, e di esse vestitosi celebrò divotamente il Santo Sacrificio, e n’hebbe poscia, come a suo luogo diremo la bramata confermazione dell’Ordine da lui istituito."
(81) Pag.274 Dell'Historia Ecclesiastica di Piacenza di Pietro Maria Campi,canonico Piacentino. Libro decimonono. Piacenza 1651.

I  suoi Agiografi creano in questo episodio della Messa una leggenda ripresa poi anche dal Marini :

Fu ordinato al Santo che dovesse celebrare Messa alla presenza del Sommo Pontefice e dagli altri Padri, perché già tutti, mossi dalla celebre fama della sua santità, avevano concepita molta devozione verso di lui. Mentre egli, preparandosi, cava la cappa esteriore chiusa, da noi chiamata cuculla, questa senza essere sostenuta da alcun ministro restò sospesa nell’aria come se fosse stata appesa o appoggiata a legno o ferro o pietra.”
(10) Pag.111 Il Papa Santo Celestino V. S. Pietro a Maiella. Di Antonio Grano.Tullio Pironti Editore.2001.

7 Marzo 1274 Tommaso D’Aquino, partito da Napoli su convocazione del Papa, come dotto teologo per partecipare ai lavori del Concilio, muore a 49 anni  nell’abbazia Cistercense di Fossanova presso Priverno. E' canonizzato il 18 Luglio 1323.

In seguito Pietro è di nuovo richiamato da Papa Gregorio X che gli conferma definitivamente il suo ordine con l’emanazione della bolla “Religiosam Vitam Eligentibus“ data il 22 Marzo 1274.

22 Marzo 1274. La bolla Papale (*) “Ai diletti figli,il priore del monastero di Santo Spirito di Maiella e suoi monaci. Poiché a chi sceglie la vita religiosa è necessario il presidio della sede apostolica, perciò, o diletti figli, volendo con clemenza annuire alle vostre giuste domande, prendiamo sotto la nostra protezione il monastero di Santo Spirito di Maiella e la muniamo col privilegio del presente scritto. In primo luogo sanciamo che l’Ordine monastico è istituito in cotesto monastero secondo la Regola di San Benedetto…
(55) Pag.69 Pietro del Morrone. San Celestino V Papa. Antonio de Simone. Ed.MEF Firenze Athenum. 2005.

(*) Alcuni autori ritengono che  la bolla sia stata data dal Papa a Pietro dal Morrone il 22 Marzo 1275 ma, se così fosse, allora  sono da cancellare tutti gli eventi che parlano della sua  presenza prima del Concilio, perché sarebbe dovuto andare a Lione a Concilio già avvenuto e questo ci sembra molto improbabile. Mentre è plausibile che invece la data giusta sia quella del 22 marzo 1274.Ciò trova conferma in un errore di trascrizione della stessa, come riportato quì sotto nel volume del canonico Pietro Maria Campi a pag. 227

" Come etiando nel 22 Marzo dell'istesso (1274) consolò, con gran gusto il Santo Fra Pietro da Morone, che mentovammo di sopra, confermando la Religione da esso istituita, detta poi dei Monaci Celestini; e benchè paia dal tenore della Bolla non essere quella l'approbatione primiera di tal'Ordine;nondimeno il motivo, che spinse il fondatore a trasferirsi con tanto travaglio, e pericoli alla città di Lione, e le parole de gli autori in favellar di ciò, e non aver i Monaci altro previlegio della Santa Sede primo di quello, che gli concedè Gregorio, fanno che la gratia dello stabilimento di detto ordine a lui solo si attribuisca, e non ad altro pontefice; ma si deve avvertire, che in quella Bolla stà con errore posta l'indittione terza invece che della seconda, la quale nel 22 di Marzo del 1274 hebbe a concorrere con l'anno terzo del pontificato di Gregorio."
(81)Dell'Historia Ecclesiastica di Piacenza di Pietro Maria Campi,canonico Piacentino. Libro decimonono. Piacenza 1651.

Più chiaro di così. Nonostante ciò alcuni autori continuano a riportare l'errore.

Fine Marzo primi di Aprile del 1274 (65 anni) Pietro inizia il viaggio di ritorno.

"Scendendo dai monti nei pressi di Como sulla punta estrema del Lago di Lario..."Mentre si trova colà fu chiamato a Milano dal Vescovo di detta città da cui ebbe in dono un’antica chiesa diruta nei pressi di Porta Volta..."Dopodiché si reca a Mantova chiamato dai signori Bonacolsi e anche là furono elargite donazioni per sopperire alle necessità dei più bisognosi. "
(7) Pag.125 Celestino Papa Eremita e Santo.Di Maria Burani.Ed.Città Nuova.

Pietro riprende il viaggio passando nel bolognese e dirigendosi verso la Garfagnana.

Molti autori riportano che Pietro e i suoi compagni, per un buon tratto di strada, vengono accompagnati da Cavalieri vestiti di Bianco che li aiutano e proteggono anche dai briganti che volevano assalirli. Come sempre ci sono più versioni dei fatti.

Arrivati in Garfagnana si dirigono nella zona di Lucca attraversando poi i monti Pistoiesi.

In questo luogo dei banditi cercarono di rapinare i tre viandanti ma la leggenda narra che furono salvati dall’intervento provvidenziale di tre grossi serpenti che misero in fuga i malintenzionati.

“ In nel camin li latron trovasti- colli toi frati tu andavi a Pistoia - volevanovi  fare innogia  serpenti  li  mordero e tu campasti - "
da F.X. Seppelt, das “Opus Metricum”

Dai monti Pistoiesi Pietro e i suoi compagni giungono a  Lucca e infine a Firenze, dove Pietro vuole visitare uno degli ospedali di cui ha sentito molto parlare.

E' l'antico Spedale di San Giovanni Evangelista, fondato dal capitolo del Duomo intorno al 1040, è conosciuto come un luogo di carità e assistenza ai pellegrini e agli ammalati gestito da religiosi e laici. Pietro vuole fermarsi alcuni giorni in questo luogo per rendersi conto di persona del lavoro che qui viene svolto.

"Qui il futuro papa avrebbe compiuto un altro miracolo. Riporta infatti il Marino che mentre vi passava, Pietro visitò uno degli ospedali in cui erano ricoverati numerosi infermi. Quindi li interrogò e “dispostili a penitenza” con un segno di croce li rese sani. Così, da allora in poi, la città del fiore inaugurò una devozione del tutto particolare per il santo morronese e “tutto il Magistrato” cittadino “nel dì della sua festa visitava la sua chiesa e si faceva corso e si correva il palio”.
(20) Pag.14-15 Centro Celestiniano. Quaderno N.3-1994 - I percorsi di Celestino V, di Ludovico Gatto.

7 Maggio 1274 Intanto nella cattedrale di S. Giovanni a Lione, inizia il 14° Concilio Ecumenico che terminerà il 17 Luglio 1274.

Dopodiché Pietro e i suoi compagni riprendono il cammino; Siena, Viterbo e, con il tempo buono, a metà di Maggio giungono a Sanseverino dove si fermano alcuni giorni in un monastero Benedettino il cui Priore è stato compagno di studi di Pietro a S. Giovanni in Venere.

GIUGNO 1274. Con il cuore colmo di gioia, verso giugno, giungono nei pressi dell’Aquila. Prima di andare dai Fratelli, Pietro sente un bisogno pressante e straziante di solitudine. Manda avanti i due confratelli per avvertire del suo arrivo e sale sul colle dove c'è una piccola edicola con un dipinto della vergine Maria, si inginocchia e si addormenta.

"Il racconto che su questo colle esistesse un’immagine della Madonna molto venerata perché miracolosa (e quindi forse anche una piccola cappella ad essa dedicata)non è attestato da fonti antiche, come pure compare solo nel XVII secolo la leggenda, presente anche nella tarda iconografia di Celestino V, secondo cui, sul Collemaggio, all’eremita, di ritorno dal concilio di Lione, sarebbe apparsa la beata Vergine Maria sulla sommità di una scala d’oro chiedendogli di fondare in quel posto una chiesa a lei dedicata. Il Santo avrebbe prontamente obbedito al volere sovrannaturale mandando due suoi monaci di S. Spirito ad iniziare l’opera di edificazione."
(13) Centro Celestiniano Sezione storica.Celestino V e la basilica di S.Maria di Collemaggio. Conferenza di Paola Ungarelli.

In questo luogo costruirà in tempi brevissimi la grandiosa Badia di Santa Maria di Collemaggio in onore della Vergine.

Fine Giugno 1274 Ritorna di Pietro da Lione con i due confratelli e la tanto sospirata Bolla di conferma della regola.

Si conclude la diatriba sulla data della Bolla papale scritta da Gregorio X  a Pietro Dal Morrone come è riportato nel volume “ dell’Historia Ecclesiastica di Piacenza di Pietro Maria Campi Canonico Piacentino “ che si trova presso la Biblioteca Nazionale di Firenze che descrive dettagliatamente l’errore di edizione della Bolla. 
Viene riportato anno terzo invece che secondo, del pontificato di Papa Gregorio X. 
Essendo stato eletto nel 1272 è chiaro che l’anno in cui è stata data la Bolla con la conferma della congregazione di Pietro del Morrone era il 1274. Inoltre basta leggere la stessa che si trova a pag. 446/448 del volume sopra citato che riporta :

“Dat. Lugduni per manum Magistri Lanfranci Archidiaconi pergamen. S.R.E. Vicecancellarìì XI Cal. Aprilis, Indietione III. Incarnationis Dominic 1274. Pontificatus verò D. Gregorìì Papa X  anno  tertio.
(81) Pag. 445-448 Dell'Historia Ecclesiastica di Piacenza di Pietro Maria Campi,canonico Piacentino. Libro decimonono. Piacenza 1651.

Nel Giugno o Luglio 1274 Pietro, subito dopo il ritorno da Lione, fa pubblicare la bolla di Papa Gregorio X principalmente per recuperare molti dei suoi beni dei quali,altri ordini religiosi, credendo che il suo movimento venisse cancellato, si erano impossessati; inoltre vuole indire un Capitolo Generale per definire i vari punti in essa contenuti.

25 Luglio 1274 – Roccamorice, 25 luglio, III Indizione. Donazione – Tommaso Granelli, per se e per il fratello Martino, dona a Fr. Placido dell’ordine di S. Spirito a Maiella una vigna in Roccamorice, contrada Valle S. Giorgio. Adamo, notaio in Sulmona.
(84)Pag.21 Regesto delle Pergamene della curia arcivescovile di Chieti. Di D. Antonio Balducci. Casalbordino. Casa Tipografica Editrice Nicola de Arcangelis. 1926.vol.1-1006-1400.

29 Settembre 1274 Caramanico, 29 settembre, III Indizione. Vendita – Il canonico Nicola di Roccamorice vende a Fr. Matteo, monaco di S. Spirito a Maiella, una vigna in Roccamorice, presso la chiesa di S. Giorgio per 34 Tareni di Oro.Pasquale, notaio in Caramanico.
(84)Pag.21 Regesto delle Pergamene della curia arcivescovile di Chieti. Di D. Antonio Balducci. Casalbordino. Casa Tipografica Editrice Nicola de Arcangelis. 1926.vol.1-1006-1400.

28 ottobre 1274 Roccamorice (?)28 ottobre, III Indizione.Pubblicazione di Bolla * - Fr. Roberto da Sulmona, per incarico di Fr. Pietro, rettore della chiesa di S. Spirito a Maiella, presenta, per la pubblicazione nel regno, al giudice Tommaso da Sulmona una bolla di Urbano IV, in data 2 Giugno 1264, con la quale Urbano prende sotto la protezione della Sede Apostolica il monastero di S. Spirito con tutti i suoi possedimenti. Adamo di Gerardo, notaio in Sulmona. (84) Pag.22 Regesto delle Pergamene della curia arcivescovile di Chieti. Di D. Antonio Balducci. Casalbordino.Casa Tipografica Editrice Nicola de Arcangelis. 1926.vol.1-1006-1400.

1275 Gli eremiti di Pietro non vivono avulsi dal loro tempo, il loro impegno nel sociale porta alla realizzazione di mulini, ospizi, ricoveri, strutture pubbliche che tendono  all’affrancamento dei servi dei loro padroni; nascono forme cooperative di poveri e si riscopre il contatto umano e sociale con un conseguente relativo benessere anche per le classi più povere. Nel giro di pochi anni la terra d’Abruzzo si trasforma, sorge una rete di monasteri,rifiorisce l’economia agro-pastorale e si realizza addirittura un progetto di sfruttamento dei laghi salati per l’allevamento ittico; Pietro del Morrone, il seminatore di speranza, diventa un simbolo, oggetto di venerazione sempre più grande, amato da tutti e principalmente dalla povera gente.

15 Settembre 1275 –Tocco, 15 settembre, II Indizione. Donazione – Maria, moglie di Cono da Tocco, con l’autorizzazione del marito, dona a Fr. Placido, procuratore del monastero di S. Spirito a Maiella, una vigna in territorio di Tocco, contrada “ S. Comizio”. Andrea di Simone, notaio in Tocco.
(84)Pag.22 Regesto delle Pergamene della curia arcivescovile di Chieti. Di D. Antonio Balducci. Casalbordino. Casa Tipografica Editrice Nicola de Arcangelis. 1926.vol.1-1006-1400.

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