L'Aquila, cronaca di un viaggio (terza parte)

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L'Aquila, cronaca di un viaggio (terza parte).

Giannandrea Capecchi Architetto

                                                                         (Continua dalla seconda parte)

L’incontro con un vero Maestro Lapicida.

Ancora allibiti per le forti emozioni provate all’interno della sagrestia di S. M. di Collemaggio, dovute alle strane anomalie magnetiche riscontrate, i tre amici insieme a M. Grazia si recano a casa del Sig. Duilio Miocchi per un incontro già programmato da alcuni giorni.
Il Sig. Miocchi era capo mastro durante i lavori di restauro del 70’-72’, si deve a lui il perfetto rimontaggio dell’intera decorazione pavimentale della basilica. In particolare lui stesso aveva magistralmente recuperato l’originario disegno medioevale del Tetracordo, assemblando con precisione millimetrica ogni singolo concio di pietra smembrato dopo gli interventi di “smontaggio” del periodo barocco. La ricomposizione fatta dal Miocchi fu meticolosa e estremamente lunga tale che “... richiese diversi mesi di lavoro solo per questo specifico disegno pavimentale. Prove su prove, disegni e scatti fotografici da ricomporre ... ”. Insomma, un vero rompicapo di pietre ad incastro che, se rimontato correttamente, poteva dare luogo ad un solo possibile riassemblaggio dei conci lapidei, quello che poi di fatto è avvenuto utilizzando tutti i blocchi di pietra a disposizione del Sig. Miocchi. Un rimontaggio talmente corretto e perfetto rispetto alla decorazione originale, che dimostra e avvalora indiscutibilmente ciò che è stato rivelato con le scoperte di Giannandrea.

27 Giugno 2003: Prato, prima conferenza su S. Maria di Collemaggio a L’Aquila.

La decisione è presa!
È bene che le persone sappiano cosa è emerso dalle ricerche a L’Aquila.
Tanto per saggiare l’interesse sull’argomento Gianni, Giannandrea e Siro organizzano una conferenza di presentazione a tre, dal titolo “Celestino V e la simbologia della basilica di Santa Maria di Collemaggio“, il circolo Arci di Carmignanello (PO) aveva dato gentilmente la disponibilità. Non si aspettano certamente un grande afflusso di persone, in definitiva L’Aquila, Celestino V e la basilica di S. Maria di Collemaggio sembrano lontani da Prato e i tre nostri amici sono degli illustri sconosciuti, fuori dai circoli accademici o dalle cronache cittadine.
Ma le adesioni cominciano a pervenire in maniera sempre più numerosa. Amici, amici degli amici, appassionati, semplici sconosciuti che si erano imbattuti occasionalmente nelle locandina esposta al circolo, insomma la piccola sala a loro destinata è stracolma e per essere la prima serata di presentazione dei lavori in assoluto c’è sicuramente da essere più che contenti.

Alle 21,30 inizia la conferenza e l’interesse di tutti sull’argomento è sempre più evidente a mano a mano che si espongono le ricerche, ognuno per quella che è stata la propria esperienza personale e la propria competenza. I lavori si chiudono alle 24,00 circa quando oramai il circolo deve serrare i battenti, ma le tante domande continuano fuori all’esterno fino a tarda notte.
È un vero successo inaspettato!

Perché Prato e L’Aquila?

Il percorso e le ricerche compiute dai nostri tre amici non sono soltanto il risultato di un semplice viaggio in terra aquilana, una sorta di pellegrinaggio in una terra “Santa” (1), esse assumono un valore e un’importanza ancora maggiori se consideriamo i legami, spesso sconosciuti, che storicamente nei secoli hanno coinvolto le due città, Prato e L’Aquila.

La comune fondazione.

Sappiamo che la città de L’Aquila viene fondata nel 1254 dal Re Manfredi (secondogenito e figlio naturale di Federico II) con un precedente decreto del 1240 dell’Imperatore di Federico II di Svevia (2), accorpando le rovine romane di Amiternum e Forcona. A questo riguardo dobbiamo evidenziare due importanti testi storici uno di P. Barocchi (3), l’altro di A. Reumont (4), in quest'ultimo si cita una lettera di Lazzaro Papi indirizzata nel 1861 all’allora Re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoia «[…] estratto d’un antico libro italiano…..in leggendo, qualche tempo fa, CLAUDIO TOLOMEI, scrittore del XVI secolo […]», a proposito dei romani che usavano edificar città quando ancora non esistevano, e dell’Imperatore Federico II che raccoglieva terre sparse per farne realtà più grandi come «[…] così avvenne per Prato in Toscana […]». Dice a proposito delle due città, L’Aquila e Prato: «[…] nel secondo caso, abbassandosi l’Impero e lasciandosi Italia in preda ai barbari, s’è piuttosto atteso sempre a distruggere che ad edificare: ché dell’Aquila e Prato in fuore, le quali fece Federigo II, e Manfredonia fatta da Manfredi, e alcune altre terrette, si vedrà poco essersi atteso a questa bella ed onorata impresa di edificar città […]».
Il testo riportato non lascia quindi dubbi sulla fondazione o l’ampliamento federiciano delle due città. Per Prato in particolare assume quindi un’importanza rilevante e significativa la presenza cittadina proprio del castello federiciano (Castello dell’Imperatore).

Un altro studio ancora, di C. Franchi (5), ci informa anch’esso della probabile fondazione de L’Aquila e di Prato da parte dell’Imperatore Federico II. Nel testo si descrive che dopo la prima scomunica subita da Federico II di Svevia nel 1239 ad opera di Papa Gregorio IX, lo stesso Papa pretendeva diritti sul territorio della nascente città de L’Aquila sorta dalle rovine di Amiternum e Forcona. Questo territorio però era invece rivendicato da Federico sulla base del Diploma di Ottone «[…] volle Federico togliere affatto alla Chiesa romana quelle ragioni di dominio temporale che in vigore della Donazione di Ottone pretendeva […]». Federico raccoglieva così terre sparse per farne realtà più grandi «[…] così avvenne per Prato in Toscana […]».

Nel caso di Prato è evidente che una struttura cittadina consolidata era già presente da almeno due secoli prima del passaggio sotto il dominio imperiale, probabilmente già dal X secolo. Il territorio pratese faceva parte di un possedimento dei conti Alberti di Vernio e ospitava nei primi decenni dopo il Mille due borghi, il Borgo al Cornio e il Borgo di Prato. Ma è solo con l’avvento degli Hohenstaufen che verosimilmente Prato assume la connotazione di vera e propria città, non solo dal punto di vista urbanistico.

[...] puosonsi in quello luogo ov’è oggi la terra di
Prato, [...] e Prato gli puosono nome, perocché
dov'è oggi la terra avea allora uno bello prato [...]
[Giovanni Villani, Cronica, libro IV, cap. XXVI] (6)

 Il commercio.

Prato, si sa, da sempre è stata un caposaldo della produzione tessile mondiale. Quindi anche nel XIII sec. i mercanti pratesi, insieme a quelli fiorentini, si spostavano alla ricerca di nuovi mercati e di nuovi approvvigionamenti di materie prime. Per secoli e fino alla fine degli anni 60’ dal territorio aquilano partivano enormi greggi di bestiame per la transumanza, diretti, attraverso il tratturo magno, nei vasti pascoli del Tavoliere delle puglie. La peculiarità produttiva del territorio aquilano è sempre stata basata sulla pastorizia e il mercato della lana ha quindi ininterrottamente attratto schiere di commercianti che si spostavano dalla Toscana verso nel territorio abruzzese. A L’Aquila i mercanti e i tessitori pratesi trovavano un tipo di lana grezza molto povera, particolarmente adatta a lavorazioni poco costose, quindi facilmente concorrenziali per operazioni commerciali in Italia come nel resto d’Europa.

Un esempio fra tutti; dopo il 1326 la compagnia dei conti Bardi (insediati nel territorio pratese di Vernio nel 1332) presero l’egemonia del commercio dei panni, in particolare quello diretto a Sulmona per gli importanti collegamenti con il Regno di Napoli e i porti di Barletta e Manfredonia (7). Nonostante la presenza di numerose compagnie commerciali che operavano in zona (gli Acciaiuoli, gli Alberti, i Buonaccorsi, i Peruzzi), le cronache riportano di un fattore della compagnia dei Bardi che fu derubato nelle vicinanze di Pescasseroli nel 1327(8). Dopo la seconda metà del Trecento una forte crisi economica rase al suolo la struttura monopolistica della mercatura fiorentina, nel territorio abruzzese rimasero solo alcuni mercanti tra i quali gli Alberti e i Datini di Prato (9).

27 agosto 2003: L’Aquila, prima conferenza su S. Maria di Collemaggio.

In occasione delle ricorrenze celestiniane e nei giorni subito precedenti alla Perdonanza Celestiniana, viene organizzata dall’associazione Panta Rei la prima conferenza a L’Aquila sulle ricerche svolte nella basilica di Collemaggio, dal titolo “Santa Maria di Collemaggio si svela, conoscenze e misteri degli antichi costruttori”. Per l’occasione il convegno viene preparato nella prestigiosa aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia de L’Aquila, i relatori sono l’Avv. M.Grazia Lopardi, l’Arch.Giannandrea Capecchi e l’Ing. Nicola Aretusi.
Nonostante il caldo opprimente alle 17,30 l’aula e gremita in ogni spazio, le 400/500 persone presenti non trovano tutte posto a sedere e molte rimangono in piedi per l’intero tempo necessario alla presentazione, alcune sono in ascolto addirittura dall’esterno della sala. Anche in questo caso è un successo strepitoso!
La sera a cena in un ristorante de L’Aquila, ovviamente presenti anche i nostri tre inseparabili amici, dopo l’intensa giornata appena trascorsa qualcuno esprime questo commento: "Oggi se tutto quello che abbiamo compreso risulta giusto, con questa conferenza si compie un evento di sincronicità che va oltre lo spazio e il tempo, ne è testimone Celestino V".
Mai fu espresso un commento così premonitore di eventi a venire!

Successivi sviluppi: i libri.

Nasce l’esigenza di mettere nero su bianco ciò che fino ad allora è emerso.
Nel 2004 viene pubblicato dalla casa editrice Il Ternario il primo saggio di ricerca a tre mani, dal titolo Notre Dame di Collemaggio, Conoscenze e misteri degli antichi costruttori, gli autori sono l’Avv. M. Grazia Lopardi, l’Arch. G. Capecchi e l’Ing. N. Aretusi.
Le ricerche si ampliano e ovviamente diventano sempre più complesse ed intriganti, per l’architetto è necessaria un’altra pubblicazione di approfondimento.
Nel 2009 insieme a M. Grazia Lopardi, con le Edizioni Mediterranee viene dato alle stampe un nuovo saggio dal titolo Notre Dame di Collemaggio. Infine nel 2010, a perfezionamento delle ricerche sulla basilica di S. Maria di Collemaggio, Giannandrea pubblica personalmente un testo scientifico dal titolo “Sacra Geometria, nuove metodiche di approccio interpretativo dell’architettura Gotica, l’esempio di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila”. Un saggio che raccoglie a completamento tutte le ricerche svolte fino a quel momento sull’edificio sacro aquilano, aprendo ad una nuova prospettiva di ricerca metodologica delle architetture medioevali basata su una rigorosa analisi geometrica e storico/archeologica.

Le conferenze ed altro.

Anche se nel corso degli anni gli studi e le ricerche sulla basilica aquilana, sviluppate da Giannandrea, l’architetto, assumono sempre più peculiarità rivolte all’analisi metodologica di tipo specialistico e scientifico, Gianni e Siro sono costantemente a suo fianco, entrambi partecipi e coinvolti dalle affascianti e numerose scoperte.
Dal 2003 al 2013 le conferenze sul tema di San Celestino V e della basilica di Collemaggio sono un continuo susseguirsi in contesti sempre più importanti a livello nazionale ed internazionale.

Nel gennaio 2005, dopo una nuova conferenza tenutasi nella Facoltà di Lettere e Filosofia de L’Aquila, escono numerosi articoli e recensioni su quotidiani abruzzesi con interviste e commenti relativi alle scoperte effettuate.

Nello stesso mese l’Avv. M. G. Lopardi, l’Arch. G. Capecchi e l’Ing. N. Aretusi partecipano ad un programma televisivo mandato in onda su Rai News 24 e Rai News International per illustrare le ricerche svolte nella basilica aquilana. Nel novembre 2005 M.Grazia e Giannandrea, con una loro relazione sul tema di Collemaggio, partecipano al 6° Simposio Mondiale sulle Origini Perdute della civiltà e gli Anacronismi Storico-Archeologici, “Oltre il mistero”, tenutasi nella Repubblica di San Marino.

Gli studi sono tuttora in pieno sviluppo ed evoluzione, comprendendo luoghi e ambiti sempre più vasti. Questi hanno consentito di aprire squarci di conoscenza non solamente sulla Geometria Sacra e sull’armonia delle forme architettoniche di uno specifico edificio storico, ma aprendosi alla “vera Conoscenza”, unendo innumerevoli discipline tra di loro interconnesse.

Per Gianni, Giannandrea e Siro tutto è iniziato la mattina dell’11 dicembre 2002 con quel viaggio spensierato verso L’Aquila, verso la basilica di Santa Maria di Collemaggio, verso Pietro Angelerio del Morrone, San Celestino V.
A distanza di tanti anni le conseguenze di questo percorso gli ha resi consapevoli che il coperchio dello scrigno della Conoscenza è stato solo leggermente socchiuso e … che per riuscire ad aprirlo ancora un poco, non può bastare una sola vita.

Il terremoto
 
6 Aprile 2009, alle ore 3,33, un terremoto con picco di 6,3 gradi della scala Richter ed epicentro a 5 chilometri sotto la città de L’Aquila, causa la completa devastazione del centro storico oltre a crolli e lesioni a più di 15.000 abitazioni. Si contano circa 300 morti e 28.000 persone senza tetto.
In questa terra continuamente martoriata da terremoti sono colpite e quasi completamente distrutte tutte le chiese, fra cui anche la basilica di Celestino V, S. Maria di Collemaggio. I crolli hanno completamente annientato la cupola settecentesca, danneggiando una parte dell’abside quattrocentesca e distrutto le due possenti colonne polilobate ricostruite durante i lavori di restauro del 1970/72.
Rimangono “miracolosamente” in piedi, anche se fortemente lesionate, tutte le componenti murarie medioevali compreso le colonne ottagonali delle tre navate.
 
 
 
 
 

   

 

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(1) A titolo di semplice curiosità esiste un singolare parallelismo tra L’Aquila e la città Santa, Gerusalemme. I perimetri dei due centri storici sono quasi coincidenti; il sud de L’Aquila combacia precisamente con il nord di Gerusalemme; l’altitudine è quasi la stessa L’Aquila 721, Gerusalemme 750; infine i due fiumi che fiancheggiano le due città l’Aterno per L’Aquila e il Cedron per Gerusalemme, scorrono entrambi sullo stesso lato rispetto alla geometria della pianta.

(2) A. DE SIMONE, Pietro del Morrone (San Celestino V Papa), Firenze, 2005, pag.41.
F. CARDINI, Castel del Monte, Bologna, 2007, pag. 107.

(3) P. BAROCCHI, Scritti d’arte del Cinquecento, pubbl. R. Ricciardi, 1971, originale disponibile presso l’University of Michigan (USA), digitalizzato il 1 aprile 2008.

(4) A. REUMONT, Archivio Storico Italiano, Nuova serie, Parte I, ed. G. Vieusseux, Firenze, Aprile 1861, pag. 58.

(5) C. FRANCHI, Difesa per la città dell'Aquila contro le pretensioni de' Castelli, terre e villaggi che componevano l'antico contado aquilano intorno al peso della buona tenenza, Bologna, 1973.

(6) G. CHERUBINI, Prato storia di una città, Bd. 1: Ascesa e declino del centro medievale: dal mille al 1494 (Vol. 1-2),Firenze, 1991.

(7) R. ROSSI, Università degli Studi di Napoli “FedericoII”, DIPARTIMENTO DI ANALISI DEI PROCESSI
ECONOMICO-SOCIALI, LINGUISTICI, PRODUTTIVI E TERRITORIALI, Produzione e commercio della lana nel Regno di Napoli nel secolo XVII, Dottorato di ricerca in Storia Economia, quadrienni 2001/2005.

(8) H. HOSHINO, I rapporti economici tra l’Abruzzo aquilano e Firenze nel basso medioevo, pag. 22, L’Aquila, Deputazione abruzzese di Storia patria, 1988.

(9) H. HOSHINO, op. cit. pag. 38.


Le conferenze e i libri dell'Architetto Giannandrea Capecchi
Giannandrea Capecchi vive a Prato; Architetto, libero professionista, saggista e ricercatore in ambito storico architettonico, è stato relatore in numerosi convegni che hanno trattato di tematiche legate alla geometria sacra e all'armonia delle forme architettoniche, in particolare in edifici di epoca medioevale.


 

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