L'Aquila, cronaca di un viaggio (prima parte)

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Celestino V e la Basilica di Collemaggio a L’Aquila
CRONACA DI UN VIAGGIO
 
Giannandrea Capecchi Architetto

 

“Sul colle dell’Aquila
devi assiderti una volta e contemplare,
guardando con la coda dell’occhio agli inferi,
fuori del mondo”. (1)

 

Prologo
 
Questa storia è una vera storia, un’avventura vissuta realmente da tre amici di Prato chiamati a L’Aquila dopo la lettura di un libro su San Pietro Angelerio del Morrone, il futuro Papa Celestino V. Nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, fondata e voluta proprio da Celestino V, i tre amici (Gianni, Giannandrea e Siro), dopo un’esperienza esaltante che dura oramai da tredici anni, riporteranno alla luce conoscenze nascoste che antichi costruttori avevano affidato alla pietra. In questo breve racconto troverete descritti i momenti iniziali, le loro sensazioni e le emozioni che si sono poi trasformate in importanti scoperte sviluppate negli studi e nelle ricerche svolte da Giannandrea, l’architetto, e date alle stampe in tre volumi pubblicati dal 2004 al 2010. (2)  Dopo tredici anni è forse giunto il momento che anche altri possano essere partecipi diretti di queste esperienze, esperienze forse necessarie per permettere, a chi lo vorrà, di prendere parte a questa grande avventura che ancora oggi non si è conclusa.
 
L’inizio
 
Tutto ha avuto inizio in una libreria, quando Gianni nota un libro che lo attira particolarmente (3), a dire il vero quel libro lo sta letteralmente “chiamando”. Si tratta di un testo che narra di particolari vicende dei Cavalieri Templari in terra aquilana, di San Celestino V e della sua basilica di S. M. di Collemaggio. Per Gianni è uno scritto di grande interesse, esistevano infatti profonde analogie con alcune ricerche che i tre amici stavano già svolgendo proprio in quel momento, è quindi per questo motivo che consiglia gli altri perché lo leggessero.

Effettivamente il contenuto del volume fa subito scattare ai tre l’idea di voler conoscere dal vivo i luoghi e gli edifici narrati nell’intera vicenda descritta. Viene così stabilito di andare a L’Aquila per visitare la Basilica di Santa Maria di Collemaggio voluta da Pietro Angelerio Del Morrone, il futuro Papa Celestino V (4).

 Mai e poi mai potranno immaginarsi quanto di lì a poco si evolveranno gli eventi e a che cosa potrà portare quel viaggio verso la terra abruzzese. Una serie infinita di coincidenze e sincronicità che coinvolgeranno e legheranno i tre amici a quel luogo così straordinario, incidendo intimamente nelle loro rispettive coscienze.
 
Basilica di Santa Maria di Collemaggio
 
 
11 dicembre 2002: Una grande avventura.
 
È proprio vero, certi luoghi ti “chiamano” e con essi le storie contenute nelle loro particolari architetture. I personaggi unici che hanno frequentato e caratterizzato territori importanti sembrano trascinarti in un vortice che ti avvolge, incitando i meno distratti ad approfondire la loro conoscenza. Papa Celestino V è uno di questi e la sua basilica, insieme a L’Aquila, ne sono degna testimonianza.
 
È appena l’alba quando in auto i tre amici entrano in A1 per dirigersi a sud, verso L’Aquila.
Durante il viaggio in macchina l’entusiasmo è grande e benché stiamo parlando di persone adulte e sposate con tanto di figli e nipoti a carico, l’eccitazione è quella che potrebbero avere tre adolescenti dopo aver marinato la scuola sapendo di avere un’intera giornata a disposizione in piena libertà. Giungono così a L’Aquila, fa molto freddo, l’aria è pungente e i monti circostanti la valle dell’Aterno sono tutti coperti di neve. Arrivati in città si dirigono immediatamente verso la Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Questa appare loro all’improvviso in tutta la sua maestosità e bellezza, distesa di fronte ad un grande prato verde in fondo al lungo viale d’accesso alberato.
Giannandrea, l’architetto, conosce già quello storico edificio, per di più qualche anno prima aveva visitato la basilica in due distinte occasioni che gli avevano lasciato forti emozioni, ma questa volta non era la stessa cosa, la percezione dell’intero edificio e del suo spazio non era quella di prima; questa volta era una cosa diversa. Gli occhi dei tre amici non riescono a contenerla tutta quanto è grande l’emozione e la gioia provata in quel momento. Parcheggiata velocemente l’auto si dirigono a piedi verso l’imponente basilica. Giunti davanti al sacrato notano che i tre portoni d’ingresso principale sono chiusi. Decidono allora di girare intorno all’edificio per cercare eventualmente un altro ingresso. Proprio di fianco alla torre ottagonale, dal lato di accesso al cortile interno, trovano una piccola porta lasciata occasionalmente socchiusa.

Quella porta, negli innumerevoli sopralluoghi degli anni a venire, non la troveranno mai più aperta!

Entrano così dentro la basilica. All’entusiasmo e alla gioia per essere finalmente giunti alla meta, si aggiungo una serie infinita di sensazioni indescrivibili quando si apre ai loro occhi la vista dell’enorme e luminoso spazio che dal di fuori certamente non appare.
 
All’interno vi sono solo due turisti che dopo una breve visita si allontanano lasciando l’intero edificio a disposizione di Gianni, Giannandrea e Siro che cominciano così a muoversi freneticamente avanti e indietro per tutta la chiesa ad ammirare ogni angolo, ogni particolare che possa richiamare la loro attenzione. Dalla tomba di Celestino V, all’altare Maggiore, dalla cappella del Beato Giovanni Bassando da Besançon, fino alla pavimentazione con i bellissimi disegni geometrici in marmo bicromo. Tutto sembra enorme e splendente, l’intero edificio sacro è letteralmente in loro possesso.
 
Quasi rispondendo ad un unico segnale inconscio, improvvisamente i tre amici si fermano contemporaneamente per ammirare il grande spazio che si apre di fronte a loro, inconsapevolmente attratti da luoghi diversi. Giannandrea seduto in una delle panche in legno poste sopra un particolare del disegno pavimentale composto da sette cerchi intrecciati tra di loro. Siro in preghiera davanti al Mausoleo di Papa Celestino V. Gianni muovendosi nell’immenso pavimento bicromo a seguire l’andamento dei sei grandi cerchi della navata centrale e concentrando la sua attenzione su certe apparenti anomalie distribuite su alcune grosse basole di pietra. È lui per primo che si accorge della presenza di solchi semicircolari incisi sulla superficie delle grosse pietre monolitiche poste a congiunzione delle circonferenze. È altrettanto singolare che contemporaneamente, distante da Gianni, la stessa particolarità sia stata notata anche da Giannandrea sul disegno pavimentale che stava osservando. Anche qui, come nei sei cerchi centrali, sono presenti solchi superficiali soltanto in alcune pietre di congiunzione tra le circonferenze dei sette cerchi. In entrambi in casi si tratta di scanalature incise ad intervalli regolari tra due circonferenze e poste a completamento delle circonferenze medesime, come indicassero un senso di rotazione tra cerchi comunicanti.
 
    
 
     

 Incisioni sulle basole in pietra della decorazione pavimentale (5)

Ognuno di loro è assorto nelle proprie intuizioni e osservazioni. Da quel momento il tempo appare come dilatato, non arrivano a rendersi conto di quanto sono rimasti all’interno della basilica assorbiti nel silenzio delle loro riflessioni.

Escono dalla chiesa che oramai sono quasi le 15,00. Nei loro discorsi non riescono a nascondere le emozioni provate e gli interrogativi emersi dopo questa esperienza, nel contempo non possono certamente immaginarsi di essere solo all’inizio di un lungo e complesso percorso che li vedrà tutti coinvolti per gli anni a venire, in particolare Giannandrea, l’architetto.

In centro città trovano fortunatamente un ristorante ancora aperto. Mentre sono a pranzo, consultando l’elenco telefonico, riescono fortuitamente a contattare l’autrice del libro e responsabile involontaria di quel singolare viaggio. Casualmente Maria Grazia Lopardi era in casa e per pura coincidenza stava proprio recandosi alla basilica di Collemaggio ad incontrare per la prima volta un giovane ingegnere pescarese da poco laureato con una tesi centrata sull’importante edificio aquilano; Nicola Aretusi. L’appuntamento è davanti al sacrato della basilica di S. M. di Collemaggio.

Benché nessuno di loro si fosse mai visto prima di allora, l’incontro avviene in perfetta sintonia,quasi come un ritrovarsi tra vecchi amici. Maria Grazia con fare gentile e con passione entusiasmante si relaziona con tutti.

Così pure Giannandrea e il giovane Ing. Aretusi, mentre espone gli aspetti tecnici e illustra le ricerche svolte nella sua tesi di laurea, fin da subito si sono perfettamente intesi sull’argomento. Tanto che nei giorni a seguire Nicola invia a Giannandrea un CD con i risultati degli studi eseguiti per mezzo delle strumentazioni elettroniche, insieme ai rilievi digitali della Basilica.

E’ proprio grazie a quei fortuiti incontri che sull’importante edificio aquilano si sono potute successivamente sviluppare rilevanti ricerche mai affrontate prima attraverso un’originale indagine metodologica che ha svelato, “come in uno scrigno appena aperto”, conoscenze costruttive affidate alla pietra dagli antichi Maestri Costruttori Medioevali.

Nei giorni seguenti il viaggio gli incontri tra i tre amici di Prato, colti quasi da un’anomala frenesia, diventano sempre più frequenti e appassionanti. Parallelamente gli interrogativi sembrano essere sempre più numerosi e le risposte sempre di più complesse e disparate. A mano a mano che tra di loro si pongono le domande, le risposte razionali spaziano negli ambiti più differenti; dall’Architettura alla Geometria, dall’Archeologia alla Storia, dall’Astronomia alla Fisica Quantistica. Insomma, sembra che dentro quello scrigno architettonico sia racchiuso l’intero Universo, l’intero scibile dell’umana Conoscenza. E per certi aspetti in parte lo è veramente!

Per quale motivo erano state apposte quelle incisioni sulla superficie dei sei cerchi? Con un’emozione fortissima l’impressione di Gianni è che fossero state incise per rimarcare un preciso percorso nel passaggio da un cerchio ad un altro in maniera continua e senza interruzione. Un movimento generato e ininterrotto tra due piani diversi, uno superiore e l’altro inferiore, molto simile ad un complesso anello di Möbius (6). Quasi sempre nei motivi cosmateschi ornamentali in edifici sacri medievali sono presenti questo tipo di inviluppi decorativi, fitti intrecci e complesse stratificazioni grafiche con nodi o fasci sovrapposti nascosti nelle composite e spesso enigmatiche decorazioni.
In effetti la prima impressione di Gianni si è rivelata una giusta intuizione, avvalorata da quanto poi emerso negli studi sviluppati successivamente nelle ricerche svolte da Giannandrea.

Sei cerchi navata centrale, schema del movimento rotatorio (7)
 
21 febbraio 2003: La scoperta dell’angolo a 27°.

Una volta giunto il CD con il rilievo digitale della basilica di Collemaggio inviato da Nicola Aretusi, Giannandrea inizia la fase di ricomposizione planimetrica dell’edificio concludendosi infine nella stampa di un’enorme pianta della basilica in scala 1:10, lunga quasi 5 m e larga 3.

Nei giorni successivi al viaggio a L’Aquila, Gianni si reca nell’ufficio di Giannandrea per vedere la pianta della basilica disposta sul pavimento del suo studio, su cui sta lavorando e scoprendo sempre cose nuove. In particolare l’Architetto ha individuato una precisa relazione tra le misure planimetriche della chiesa e l’unità di misura del Cubito Sacro Egiziano (pari a 55,5 cm), nonostante che il braccio e la canna napoletana fossero le unità di misura ufficiali utilizzate in quell’epoca a L’Aquila. È come se il Magister che aveva operato nella realizzazione della basilica celestiniana avesse utilizzato il Cubito Sacro Egiziano per il suo personale progetto architettonico, riconvertendolo poi all’unità di misura locale usata dalle maestranze del posto. A ben riflettere è questa un’operazione piuttosto probabile per l’epoca, dato che i pochi capaci architetti si spostavano continuamente da un luogo ad un altro, addirittura da una nazione ad un’altra, dovendo adattare forzatamente i loro progetti alle più disparate unità di misura.

Giannandrea ha inoltre scoperto una stretta relazione tra il posizionamento della basilica e l’orientamento astronomico al nord stellare del 1287 (8) rispetto ad un preciso punto centrale della navata principale, il Croce-fiore.

Croce-fiore

 Mentre entrambi discutono sulle misure e sul fatto che apparentemente l’impianto planimetrico risulta completamente disassato e irregolare (poiché non sembra esserci un allineamento preciso tra le colonne e le murature perimetrali), a Gianni torna in mente una frase rivelatoria che i tre amici hanno da sempre tenuto ben presente: “Ricordiamoci che quello che vediamo non è mai come sembra! ... Proviamo a ruotare di 90° la retta angolare al Nord astronomico rispetto dal centro della basilica”. Come se stessero operando alla stregua degli antichi Maestri costruttori medioevali,viste le notevoli dimensioni della tavola (9), sulla grossa planimetria di Collemaggio viene così posizionata una lunga riga metallica, iniziando poi un movimento rotatorio facendo perno sul Croce-fiore come elemento centrale di riferimento. Ad un certo punto della rotazione però accade qualcosa d’imprevedibile!
Una volta che la riga raggiunge il centro della quarta colonna della navata di destra, passando per il Croce-fiore, si allinea esattamente anche il baricentro della settima colonna della navata opposta.

La stessa cosa avviene anche per le altre colonne. Tutto si allinea perfettamente.
Giannandrea: “E’ incredibile! Vedi! Tutte le colonne della navata centrale di destra e di sinistra formano una griglia geometrica assoluta e la distanza tra le lineazioni parallele è di mt. 3,33, esattamente 6 Cubiti Sacri! Non solo, il Cubito Sacro trova correlazioni perfette anche con le altre dimensioni della Basilica!”.

È stata la rotazione della riga posta sulla pianta dell’edificio, una volta ruotata di 27° rispetto al nord stellare, che ha permesso di allineare simmetricamente tutto l’edificio sacro. Quello che appariva inizialmente completamente disassato, si è rivelato invece di una geometria e proporzione pressoché perfetta!

Quanto scoperto fino a quel momento è difficile credere che fosse dovuto ad un semplice caso fortuito, al contrario tutto fa pensare che invece si tratti di una precisa scelta progettuale degli antichi Maestri Costruttori medievali. Esiste quindi una perfetta correlazione tra la rotazione di 27° dell’asse baricentrico dell’edificio e la stessa rotazione ortogonale del nord astronomico all’anno 1287, anno di costruzione della basilica.

L’originale scoperta dell’angolo a 27° pone la prima base di riferimento metodologico della ricerca considerando il ragionamento per inverso, cioè ponendosi con una rotazione sinistrorsa di 10° del nord astronomico, per effetto della precessione degli equinozi (10), anziché destrorsa come naturale. Il tutto si somma all’angolo di 17° posto tra il nord attuale e la retta passante per il Croce-fiore ortogonale all’asse longitudinale della basilica. L’angolo a 27° (10+17) possiamo quindi dire che in questo caso rappresenta la risultante di un viaggio a ritroso nel tempo nell’orientamento astronomico della basilica.

Inoltre, dal punto di vista geometrico, l’angolo della diagonale maggiore di un rettangolo doppio quadrato (detto anche rettangolo 1-2) corrisponde a 27°, con una piccola approssimazione dato che matematicamente risulta pari a 26,597° gradi sessagesimali.

 Termine prima parte.........

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(1) GEBO URDIZ: L'oracolo delle rune. Segni divinatori, di potenza, di conoscenza. Da “I canti degli Dei”, Roma, 1977.
 
(2) G. CAPECCHI: Notre Dame di Collemaggio Conoscenze e misteri degli antichi costruttori, coautori, M. G. LOPARDI e in appendice le indagini georadar di N. ARETUSI, Roma, 2004.
G. CAPECCHI: Notre Dame di Collemaggio, coautrice M. G. LOPARDI, Roma, 2009.
G. CAPECCHI: Sacra Geometria. Nuove metodiche di approccio interpretativo dell’architettura Gotica, l’esempio della basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila. Edito da “Il Mio Libro” dal sito internet www.ilmiolibro.it, 2010. Ed. La Feltrinelli.
 
(3) Lopardi M. Grazia: I Templari e il Colle Magico di Celestino, Rimini, 2002.
 
(4) “San Pietro Celestino, al secolo Pietro Angelerio Del Morrone, nacque in terra di Isernia nel 1210 da umili contadini Angelo Angelerio e Maria Leone penultimo di dodici figli. Rimane orfano di padre all'età di 5 anni. Nel 1231 vestirà l'abito dei Benedettini. Nel 1264 sui contrafforti della Maiella fondò il suo ordine "Poveri Eremiti Morronesi Celestini". Eletto Papa nel conclave di Perugia il 5 Luglio 1294 volle essere incoronato a L’Aquila il 29 Agosto nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio da lui fatta costruire. Il 13Dicembre dello stesso anno rinunciò al papato. Morì a Fumone il 19 Maggio 1296 e nel 1313 fu proclamato Santo. Le venerabili spoglie riposano nella basilica di S. M. di Collemaggio dentro l'artistico mausoleo di Girolamo da Vicenza. Nel giorno della sua incoronazione dona la Grande Perdonanza. Un giorno Santo per la riconciliazione a tutt'oggi celebrata con l'apertura della porta Santa in Collemaggio il 28 Agosto di ogni anno. Vera anticipazione del grande Giubileo di Roma del 1300. Descrizione informativa tratta dal cartello posto all’ingresso del giardino prospiciente la basilica di S. M. di Collemaggio.

(5) G. CAPECCHI: Sacra Geometria, pag. 211.

(6) “Un nastro o anello di Möbius si può costruire a partire da una striscia di carta, ruotata di mezzo giro e incollata tra le sue due estremità, è pertanto possibile percorrere la superficie di entrambe le facce del nastro ininterrottamente senza dover mai distaccarsi dalla superficie della carta.” Testo tratto da G. Capecchi, op. cit. pag 221.

(7)  G.CAPECCHI: Sacra Geometria, pag. 212.

(8) Il 1287 si riferisce all’anno d’inizio costruzione dell’originaria basilica celestiniana.

(9) Gli antichi architetti medioevali, anche se usavano spesso realizzare modelli in legno delle loro opere o disegni su rari fogli di carta pecora, sin dalle prime fasi costruttive riportavano sempre a terra in dimensione reale le misure effettive della pianta dell’edificio progettato.

(10) La Precessione degli Equinozi è il movimento rotatorio destrorso dell’asse terrestre rispetto ad un punto nello spazio, dovuto all’azione combinata della forza gravitazionale del Sole e della Luna. Esso si somma al moto di rivoluzione intorno al Sole e alla rotazione giornaliera della Terra nelle 24 ore, aggiungendosi come una specie di effetto giroscopico dell’asse e compiendo una rotazione completa di 360° in 25.620 anni, cioè 1° sessagesimale ogni 71,16 anni.


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