Il Caso Alberese

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 CASO ALBERESE 1952-1953

di Claudia Cinquemani


Il soggetto,che per privacy identificherò con l' iniziale L., al tempo dell'accaduto aveva circa 13 o 14 anni. Il fatto è avvenuto nella seconda metà di ottobre dell'anno 1952 oppure del 1953. Importante ricordare che questo periodo è stato interessato da eventi  considerati di grande importanza nel panorama della casistica ufologica come il presunto ufo crash nel Montana e gli “storici” avvistamenti di Firenze in Santa Maria del Fiore e allo Stadio Comunale. Ma veniamo ai fatti.

Secondo L. erano circa le 20-20,30 ed ancora non era buio, ma qui le cose non tornano. Sia che fosse l' anno 1952 o il 1953 il sole calava alle ore 17,20 circa,perché l'ora legale era stata sospesa nel 1948(verrà adottata nuovamente nel 1966). L. ricorda che il sole era calato da un po', “rendendo tutto un po' scuro ma che ci si vedeva ancora abbastanza bene” ,pertanto non doveva essere più tardi delle ore 18,00-18,30 secondo me.La sua casa si trovava ad est del luogo interessato dall'evento ed a circa sei-settecento metri da esso. Una strada in direzione nord sud (l'antica  Aurelia) ancora esistente,separava i due luoghi. La strada presenta ora come allora un primo dosso che scavalca  il fosso “seccatore”  e un secondo dosso alto il doppio del primo che permette di raggiungere l' apice dell'argine. L. uscito di casa per cercare gli amici con i quali giocare si avvia in direzione della strada raggiungendola da est verso la direzione del mare ovvero ovest,e quindi si viene a trovare a sud del “dosso del seccatore”.

Ponte sul canale seccatore

 Percorre  il sentiero che sta tra il seccatore e l' argine. Il suo racconto dettagliato dimostra l' ottima conoscenza del  luogo poiché a sud ovest si trovava la casa dei vicini amici dei genitori, presente ancora oggi e sede di una piattaforma di atterraggio per gli elicotteri della Protezione Civile. Si incammina come aveva fatto varie volte, verso ovest tra il dosso del seccatore e l'argine parallelamente ad entrambi in direzione ovest e svoltando a destra (verso nord) per salire il dosso dell'argine ed è in questo punto che egli comincia a notare a sinistra una forma che a lui pare essere la cima di un albero “che le altre volte non c'era”.In effetti da quella posizione, come ho potuto verificare di persona, non è possibile avere una visione chiara dell'orizzonte, coperto in parte dalla collinetta  dell'argine.

Luogo dello stazionamento del Sigaro

Raggiunto l' apice dell' argine,L. nota, sul lato sinistro della strada guardando verso nord, che ciò che pareva un albero è invece una grande forma scura  ed incuriosito si avvicina. Sull'erba medica tagliata e a circa 70-80 metri da lui si trova un grande siluro a forma di proiettile posato sul terreno. La forma ricorda quella di un grande cipresso con una base rotonda molto grande e con “un' altezza di almeno 10-12 metri anche più, che va a stringersi verso l' alto e dal colore scuro”.

Disegno dell'oggetto osservato dal testimone

Guardando l' oggetto che risulta essere immobile e silenzioso,lo sguardo di L. è attratto da una luce bianco-azzurrognola che partendo dal lato destro (guardando l' oggetto) e sospesa a circa 10 -20 centimetri al massimo da terra, si muove in orizzontale (parallela alla linea dell' orizzonte) raggiungendo la strada. Adesso un profondo fossato,che al momento dell' accaduto non c'era (a ricordo di L.) e una folta vegetazione di canne palustri, separa il luogo dove si trovava “il siluro” dal tracciato della strada principale.L. comincia a scendere dal dosso dell'argine mantenendo la sinistra e nota una figura che avanza verso di lui sul lato destro. Giunto molto vicino vede un essere alto circa un metro e 20 cm. e comunque un poco più basso di lui, del quale ricorda soltanto un volto dentro una specie di casco.Occhi enormi ed “orizzontali” con  naso schiacciato “tipo pugile”, niente collo o al più qualcosa che dava l' impressione di una testa attaccata ad un busto molto più piccolo di essa.

Disegno dell'umanoide visto dal testimone

 L. non ricorda come fosse la bocca (forse piccola a taglio) e non ricorda assolutamente il resto del corpo,a parte la sensazione che esso fosse più stretto e dentro “una tuta di colore bianco grigiastro” Era come se avesse una flebile luce iridescente dentro il casco che permetteva di notare bene gli occhi a mandorla ma orizzontali e non con le estremità esterne più alte caratteristiche di certe testimonianze riferite ai grigi. Il soggetto ricorda di aver avuto l' impressione che gli occhi fossero provvisti di pupille ma non ricorda altro. L. domanda concitato alla creatura:”Chi sei?!?” E alla domanda, ella risponde con un verso tipo:” Brlurg...brlurrrrgh”. Il soggetto corre impaurito indietro, verso l' argine. Poi si ferma pensando che si tratti di uno scherzo degli amichetti che era venuto a cercare, ma voltandosi si accorge che l' essere corre verso di lui (non si comprende bene come corra dato che il teste non ricorda come sia fatto dalle spalle in giù, vuoto nel ricordo?) e allora L. scappa indietro verso l' argine e verso la casa dei vicini che si trova pochi metri a sud lungo la strada principale oltre il canale seccatore.

Il punto dove incontra l'umanoide

Nei giorni successivi a questa ricostruzione sono emersi dei particolari che nella prima versione non erano ricordati dal teste: uno dei vicini ha accompagnato il ragazzo impaurito verso casa facendolo sedere sulla canna della bicicletta ed L. ricorda di aver sentito il suono di un vento o forte fruscìo mentre passavano nei pressi del canale seccatore che si trova prima dell'argine. Hanno svoltato ad est per andare verso casa di L. e quindi in direzione opposta a dove era avvenuto l' incontro. Inoltre L. ha ricordato di aver sentito un suono metallico (campana o campanello forse) e ancora del vento ma non ricorda quando. Durante la notte e nei giorni a venire L. ha avuto la febbre altissima. Raccontato ai genitori l' accaduto, il padre la mattina seguente è andato nel campo dove L. aveva detto di aver visto quella struttura insolita e gigante dalla quale poi era apparsa una luce “che camminava sopra l' erba”. Qui ha trovato i segni di tre bruciature a forma di cerchio e tutte identiche, del diametro di almeno 7-8 metri. Due di esse erano vicinissime che quasi si toccavano “come se la cosa si fosse spostata per mettersi meglio in piano dato che il terreno non era ben livellato” e un'altra invece era più lontana di qualche metro. I segni sono rimasti per molto tempo ancora ed L. una volta guarito ha potuto vederli di persona. I genitori hanno intimato a L. di non raccontare a nessuno la cosa perché sarebbe stato deriso.

Le frasi in corsivo sono le parole di L.
La località è posta in territorio Parco Alberese lungo la via Spergolaia tra Tenuta Alberese e Fiume Ombrone all'altezza di Spolverino (recentemente divenuta area archeologica di rilevante importanza per essere state rinvenute tracce di fornaci romane e necropoli longobarda) dove il fiume compie un'ultima ansa prima di sfociare in mare e prossima all'attraversamento detto Barca.

Articolo integrale  su “Ufo International Magazine” Luglio-Agosto 2015 a firma di Claudia Cinquemani e a cura di Roberto Pinotti

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