Effettivamente il contenuto del volume fa subito scattare ai tre l’idea di voler conoscere dal vivo i luoghi e gli edifici narrati nell’intera vicenda descritta. Viene così stabilito di andare a L’Aquila per visitare la Basilica di Santa Maria di Collemaggio voluta da Pietro Angelerio Del Morrone, il futuro Papa Celestino V (4).
Quella porta, negli innumerevoli sopralluoghi degli anni a venire, non la troveranno mai più aperta!
Incisioni sulle basole in pietra della decorazione pavimentale (5)
Ognuno di loro è assorto nelle proprie intuizioni e osservazioni. Da quel momento il tempo appare come dilatato, non arrivano a rendersi conto di quanto sono rimasti all’interno della basilica assorbiti nel silenzio delle loro riflessioni.
Escono dalla chiesa che oramai sono quasi le 15,00. Nei loro discorsi non riescono a nascondere le emozioni provate e gli interrogativi emersi dopo questa esperienza, nel contempo non possono certamente immaginarsi di essere solo all’inizio di un lungo e complesso percorso che li vedrà tutti coinvolti per gli anni a venire, in particolare Giannandrea, l’architetto.
In centro città trovano fortunatamente un ristorante ancora aperto. Mentre sono a pranzo, consultando l’elenco telefonico, riescono fortuitamente a contattare l’autrice del libro e responsabile involontaria di quel singolare viaggio. Casualmente Maria Grazia Lopardi era in casa e per pura coincidenza stava proprio recandosi alla basilica di Collemaggio ad incontrare per la prima volta un giovane ingegnere pescarese da poco laureato con una tesi centrata sull’importante edificio aquilano; Nicola Aretusi. L’appuntamento è davanti al sacrato della basilica di S. M. di Collemaggio.
Benché nessuno di loro si fosse mai visto prima di allora, l’incontro avviene in perfetta sintonia,quasi come un ritrovarsi tra vecchi amici. Maria Grazia con fare gentile e con passione entusiasmante si relaziona con tutti.
Così pure Giannandrea e il giovane Ing. Aretusi, mentre espone gli aspetti tecnici e illustra le ricerche svolte nella sua tesi di laurea, fin da subito si sono perfettamente intesi sull’argomento. Tanto che nei giorni a seguire Nicola invia a Giannandrea un CD con i risultati degli studi eseguiti per mezzo delle strumentazioni elettroniche, insieme ai rilievi digitali della Basilica.
E’ proprio grazie a quei fortuiti incontri che sull’importante edificio aquilano si sono potute successivamente sviluppare rilevanti ricerche mai affrontate prima attraverso un’originale indagine metodologica che ha svelato, “come in uno scrigno appena aperto”, conoscenze costruttive affidate alla pietra dagli antichi Maestri Costruttori Medioevali.
Nei giorni seguenti il viaggio gli incontri tra i tre amici di Prato, colti quasi da un’anomala frenesia, diventano sempre più frequenti e appassionanti. Parallelamente gli interrogativi sembrano essere sempre più numerosi e le risposte sempre di più complesse e disparate. A mano a mano che tra di loro si pongono le domande, le risposte razionali spaziano negli ambiti più differenti; dall’Architettura alla Geometria, dall’Archeologia alla Storia, dall’Astronomia alla Fisica Quantistica. Insomma, sembra che dentro quello scrigno architettonico sia racchiuso l’intero Universo, l’intero scibile dell’umana Conoscenza. E per certi aspetti in parte lo è veramente!
Per quale motivo erano state apposte quelle incisioni sulla superficie dei sei cerchi? Con un’emozione fortissima l’impressione di Gianni è che fossero state incise per rimarcare un preciso percorso nel passaggio da un cerchio ad un altro in maniera continua e senza interruzione. Un movimento generato e ininterrotto tra due piani diversi, uno superiore e l’altro inferiore, molto simile ad un complesso anello di Möbius (6). Quasi sempre nei motivi cosmateschi ornamentali in edifici sacri medievali sono presenti questo tipo di inviluppi decorativi, fitti intrecci e complesse stratificazioni grafiche con nodi o fasci sovrapposti nascosti nelle composite e spesso enigmatiche decorazioni.
In effetti la prima impressione di Gianni si è rivelata una giusta intuizione, avvalorata da quanto poi emerso negli studi sviluppati successivamente nelle ricerche svolte da Giannandrea.
Una volta giunto il CD con il rilievo digitale della basilica di Collemaggio inviato da Nicola Aretusi, Giannandrea inizia la fase di ricomposizione planimetrica dell’edificio concludendosi infine nella stampa di un’enorme pianta della basilica in scala 1:10, lunga quasi 5 m e larga 3.
Nei giorni successivi al viaggio a L’Aquila, Gianni si reca nell’ufficio di Giannandrea per vedere la pianta della basilica disposta sul pavimento del suo studio, su cui sta lavorando e scoprendo sempre cose nuove. In particolare l’Architetto ha individuato una precisa relazione tra le misure planimetriche della chiesa e l’unità di misura del Cubito Sacro Egiziano (pari a 55,5 cm), nonostante che il braccio e la canna napoletana fossero le unità di misura ufficiali utilizzate in quell’epoca a L’Aquila. È come se il Magister che aveva operato nella realizzazione della basilica celestiniana avesse utilizzato il Cubito Sacro Egiziano per il suo personale progetto architettonico, riconvertendolo poi all’unità di misura locale usata dalle maestranze del posto. A ben riflettere è questa un’operazione piuttosto probabile per l’epoca, dato che i pochi capaci architetti si spostavano continuamente da un luogo ad un altro, addirittura da una nazione ad un’altra, dovendo adattare forzatamente i loro progetti alle più disparate unità di misura.
Giannandrea ha inoltre scoperto una stretta relazione tra il posizionamento della basilica e l’orientamento astronomico al nord stellare del 1287 (8) rispetto ad un preciso punto centrale della navata principale, il Croce-fiore.
Mentre entrambi discutono sulle misure e sul fatto che apparentemente l’impianto planimetrico risulta completamente disassato e irregolare (poiché non sembra esserci un allineamento preciso tra le colonne e le murature perimetrali), a Gianni torna in mente una frase rivelatoria che i tre amici hanno da sempre tenuto ben presente: “Ricordiamoci che quello che vediamo non è mai come sembra! ... Proviamo a ruotare di 90° la retta angolare al Nord astronomico rispetto dal centro della basilica”. Come se stessero operando alla stregua degli antichi Maestri costruttori medioevali,viste le notevoli dimensioni della tavola (9), sulla grossa planimetria di Collemaggio viene così posizionata una lunga riga metallica, iniziando poi un movimento rotatorio facendo perno sul Croce-fiore come elemento centrale di riferimento. Ad un certo punto della rotazione però accade qualcosa d’imprevedibile!
Una volta che la riga raggiunge il centro della quarta colonna della navata di destra, passando per il Croce-fiore, si allinea esattamente anche il baricentro della settima colonna della navata opposta.
La stessa cosa avviene anche per le altre colonne. Tutto si allinea perfettamente.
Giannandrea: “E’ incredibile! Vedi! Tutte le colonne della navata centrale di destra e di sinistra formano una griglia geometrica assoluta e la distanza tra le lineazioni parallele è di mt. 3,33, esattamente 6 Cubiti Sacri! Non solo, il Cubito Sacro trova correlazioni perfette anche con le altre dimensioni della Basilica!”.
È stata la rotazione della riga posta sulla pianta dell’edificio, una volta ruotata di 27° rispetto al nord stellare, che ha permesso di allineare simmetricamente tutto l’edificio sacro. Quello che appariva inizialmente completamente disassato, si è rivelato invece di una geometria e proporzione pressoché perfetta!
Quanto scoperto fino a quel momento è difficile credere che fosse dovuto ad un semplice caso fortuito, al contrario tutto fa pensare che invece si tratti di una precisa scelta progettuale degli antichi Maestri Costruttori medievali. Esiste quindi una perfetta correlazione tra la rotazione di 27° dell’asse baricentrico dell’edificio e la stessa rotazione ortogonale del nord astronomico all’anno 1287, anno di costruzione della basilica.
L’originale scoperta dell’angolo a 27° pone la prima base di riferimento metodologico della ricerca considerando il ragionamento per inverso, cioè ponendosi con una rotazione sinistrorsa di 10° del nord astronomico, per effetto della precessione degli equinozi (10), anziché destrorsa come naturale. Il tutto si somma all’angolo di 17° posto tra il nord attuale e la retta passante per il Croce-fiore ortogonale all’asse longitudinale della basilica. L’angolo a 27° (10+17) possiamo quindi dire che in questo caso rappresenta la risultante di un viaggio a ritroso nel tempo nell’orientamento astronomico della basilica.
Inoltre, dal punto di vista geometrico, l’angolo della diagonale maggiore di un rettangolo doppio quadrato (detto anche rettangolo 1-2) corrisponde a 27°, con una piccola approssimazione dato che matematicamente risulta pari a 26,597° gradi sessagesimali.
Termine prima parte.........
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(5) G. CAPECCHI: Sacra Geometria, pag. 211.
(6) “Un nastro o anello di Möbius si può costruire a partire da una striscia di carta, ruotata di mezzo giro e incollata tra le sue due estremità, è pertanto possibile percorrere la superficie di entrambe le facce del nastro ininterrottamente senza dover mai distaccarsi dalla superficie della carta.” Testo tratto da G. Capecchi, op. cit. pag 221.
(7) G.CAPECCHI: Sacra Geometria, pag. 212.
(8) Il 1287 si riferisce all’anno d’inizio costruzione dell’originaria basilica celestiniana.
(9) Gli antichi architetti medioevali, anche se usavano spesso realizzare modelli in legno delle loro opere o disegni su rari fogli di carta pecora, sin dalle prime fasi costruttive riportavano sempre a terra in dimensione reale le misure effettive della pianta dell’edificio progettato.
(10) La Precessione degli Equinozi è il movimento rotatorio destrorso dell’asse terrestre rispetto ad un punto nello spazio, dovuto all’azione combinata della forza gravitazionale del Sole e della Luna. Esso si somma al moto di rivoluzione intorno al Sole e alla rotazione giornaliera della Terra nelle 24 ore, aggiungendosi come una specie di effetto giroscopico dell’asse e compiendo una rotazione completa di 360° in 25.620 anni, cioè 1° sessagesimale ogni 71,16 anni.