Dario Barni,commissario della brigata "Matteotti"

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Il Tirreno, mercoledì 13 dicembre 2006

Intitolata una strada all’operaio-eroe
La commissione toponomastica rende onore al pratese Dario Barni
LA STORIA

PRATO.Dario Barni nacque a Prato il 10 agosto 1906 e fino al suo trasferimento a Milano abitava in piazza s.Agostino. Autista alla Blort (una consociata della Gondrand) nota multinazionale dei trasporti, conduceva la vita raminga che quella professione richiedeva, percorrendo in lungo e in largo tutta l'Italia. Durante i suoi viaggi rischiava il carcere per portare in varie località i giornali "L'Avanti" e "L'Unità" organi ufficiali rispettivamente del Partito socialista e del Partito comunista. Erano copie clandestine alle quali i fascisti facevano una caccia spietata, per compiere il macabro rito del rogo in piazza e per mettere in galera i diffusori Successivamente il Barni si trasferì a Milano in via Pecchio, 11 continuando la sua professione alle dipendenze della Pirelli Sfuggito miracolosamente ad un rastrellamento, si arruolò con l'incarico di commissario Dario Barni nella brigata ''Matteotti'' che faceva parte della divisione "Allotti" con il nome di battaglia di "Armando", anche grazie alla sua vicinanza a Sandro Pertini col quale condivideva gli ideali politici ed alla spinta dei socialisti milanesi Era il 7 di agosto del 1944. Il teatro delle operazioni partigiane fu prevalentemente 1'oltrepò pavese ed in particolare la Valle della Versa dove l'eroe pratese trovò la morte il 18 settembre a Begoglio in provincia di Pavia. Uomo molto determinato e concreto, Dario Barni si distinse per avere condotto ardite operazioni militari contro i nazi-fascisti rischiando sempre in prima persona tanto che, in seguito, fu definito "uno dei nostri migliori partigiani" dall'istituto storico della Resistenza per la Lombardia. I milanesi non hanno dimenticato quel nostro concittadino, infatti nella capitale lombarda vi sono due lapidi: una sotto la finestra dove abitava e l'altra davanti al palazzo della regione assieme ad altri caduti Per memoria si riporta il contenuto della targa apposta alla casa di sua residenza: qui abitò Dario Barni(Armando) cospiratore pertinace contro la dittatura e contro lo straniero, caduto eroicamente combattendo Prato 10.8.1906 Begoglio 18.9.1944. Begoglio invece ha manifestato la sua riconoscenza dedicando a Dario Barni un semplice e commovente monumento sulla cui sommità svetta il busto di un cittadino pratese che si è fatto onore donando la propria vita per la libertà di tutti noi Dario è sepolto nel cimitero Maggiore di Milano. Questo è il contenuto della motivazione scaturita dalla commissione comunale per la toponomastica che ha deliberato di dedicare una strada al concittadino Dario Barni, grazie anche all'incondizionato assenso dell'assessore Enrico Giardi. La scoperta di un partigiano tanto eroico quanto scordato dalla città suscita alcuni interrogativi ai quali sarebbe opportuno che qualche organizzazione fornisse una spiegazione, perché per oltre sessantadue anni si è ignorata l'esistenza di un eroe al quale l'Italia ha tributato i più alti e meritati riconoscimenti ed onori mentre Prato lo ha occultato. Si sono scritti volumi corposi pieni di dati delibere, sentenze e quant'altro in una ragionieristica collazione della Resistenza, ma il nome del Barni appare soltanto nell'ultima pubblicazione intercalato nell'elenco dei caduti e dispersi e si arriva perfino a non inserirlo nell'indice generale non ritenendolo degno nemmeno di tale letterario diritto, quando invece ci si sofferma su personaggi alquanto discutibili Eppure bastava consultare l'elenco nazionale nel sito dell' Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) dove si trova citato il nostro valoroso cittadino con una scheda e un link diretto alla foto del monumento. Voglio sperare che qualcuno spieghi ai pratesi questa inqualificabile dimenticanza, aspettando fiduciosamente che almeno le istituzioni promuovano qualche iniziativa atta a rendere omaggio, seppure tardivo, ad un modesto operaio caduto da eroe per la libertà di tutti. 

Alessandro Assirelli

Fonti: Il Tirreno, 13 dicembre 2006

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