Prato nel mondo

Fiascaini Attilio Mons.

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 Attilio Fiascaini Mons. nato a Prato 19 aprile 1779 + 1860

Era già un giovane avvocato, Attilio Fiascaini, quando poté realizzare la sua aspirazione dì diventare sacerdote, nonostante l'opposizione dei genitori. Era nato a Prato, da Nicola e da Teresa Valentíni, il 19 aprile 1779. Le condizioni agiate della famiglia avevano consentito che il giovinetto seguisse gli studi presso il Collegio degli Scolopi di Volterra, e quindi presso il Collegio Cicognini di Prato. A Pisa si laureò in legge e quindi seguì la pratica forense presso un avvocato fiorentino. L'interposizione di Mons. Antonio Martini, Arcivescovo di Firenze e pratese fu determinante per ottenere il consenso dei genitori. Sacerdote, cappellano, e, presto, canonico del Duomo, il Fiascaini « posto di tal guisa sul candelabro, cominciò tosto a risplendere », per usare una frase vivace del suo biografo, Vittorio del Corona. Fu nominato infatti « direttore di spirito » degli alunni del Cicognini e nel 1805, dalla Regina d'Etruria, Rettore di quel Collegio, e insegnante di diritto civile e canonico. Lasciò spontaneamente quella carica nel 1813 con il proposito di dedicarsi all'esercizio del suo ministero: invece il Vescovo di Pistola e Prato Mons. Francesco Toli lo nominò insegnante di diritto canonico nel Seminario di Prato. Quel periodo di insegnamento fu interrotto da una parentesi fiorentina del  Fiascaini: prima per accondiscendere al volere dei genitori di averlo vicino nei loro ultimi anni, poi, per la nomina, da parte di Mons. Ferdinando Minucci nel 1828 a Vicario generale della Arcidiocesi  fiorentina. Viene riferito che un vecchio sacerdote dicesse: « La vita di Mons. Fiascaini pel tempo che fu in Firenze è più degna di ammirazione che di descrizione ». Il 28 dicembre 1834 veniva consacrato Vescovo di Colle Valdelsa. « Le sue prime cure — scrisse il Del Corona — si volsero al Seminario, principio vitale d'ogni diocesi. Nulla diremo dei restauri materiali dai quali dovette cominciare; diremo piuttosto che valendosi degli elementi di quel clero, ed altri chiamandone d'altre diocesi, ricompose la disciplina di quel Pio Stabilimento, ordinò una bella serie di scuole letterarie, filosofiche e sacre per cui oltre i chierici diocesani vi accorsero di molte parti giovinetti secolari, e tanto vi prosperò il buon seme della educazione, che dopo il primo lustro quasi tutte le cattedre di quel Seminario erano rette da giovani che poc'anzi sedevano sui banchi della scuola ». Dal 1842, e per 18 anni, resse la diocesi, molto più vasta, di Arezzo, e nell'esercizio di quell'attività pastorale profuse il meglio di se stesso, ad onta dell'età avanzata. « Dei suoi preti fu padre, consigliere e difensore — scriveva il Del Corona — spesso ponendo a loro servigio la potenza della sua parola e della sua penna: e molti sanno come una sua lettera di raccomandazione, una sua memoria erano arra di ottenuto favore, o di scampato pericolo; di tanta autorità era egli circondato anche davanti ai più alti magistrati; di tal forza, aggiustatezza e grazia erano pieni i suoi scritti, avidamente cercati e ammirati ». Di lui il biografo poteva con cognizione di causa affermare che « la mente ebbe vasta, pronta, atta ad ogni ragione di lettere, di scienze e di uffici; il cuore aperto, generoso, da ambizione e avarizia nettissimo; lo spirito ben nutrito alle discipline della Chiesa »; che «amante della ritiratezza, aborrì dall'ozioso conversare: impegnatovi si mostrò ora fiorentinamente faceto, ora arguto ma senza offesa, sempre di modi squisiti e gentili »; che « fu parco, metodico fino alla, servilità negli usi e bisogni della vita, tenne per sue delizie lo studio e l'operosità, per sue più care virtù la pietà, la modestia ».

Fonti: - Francesco De Feo, Maestri e Scolari del Seminario di Prato. Firenze.Stamperia Editoriale Parenti-1985 pp.19-21

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